Kagemusha è un film del 1980 considerato il grande ritorno di Akira Kurosawa dopo un periodo di profonda crisi.
Una produzione, quella di Kagemusha, che ha visto scendere in campo anche Francis Ford Coppola e George Lucas nei panni di produttori, chiamati per dare un aiuto al regista in difficoltà economiche.
Il film racconta le vicende di un ladro scelto dai capi del clan Takeda per impersonificare lo Shogun Shingen Takeda, morto durante la battaglia per la conquista di Kyoto nel 1572. Un sosia che si immedesimerà così tanto nel ruolo a lui assegnato che finirà per fare suoi i valori di sacrificio e lealtà tipici di un grande capo, conducendo i suoi guerrieri in guerra fino all’estremo sacrificio.
Un film che tratteggia con scene epiche e di grande impatto visivo un’epopea tipicamente giapponese con i suoi Samurai e i signori della guerra del Giappone feudale, ma che riesce a coniugare l’esotico con il gusto occidentale.
Un gusto che appartiene a Kurosawa e che viene trasposto in ogni sequenza di questo film. Immagini come affreschi che giocano tra finzione e realtà e che si snodano nella sceneggiatura così come nella regia.
Le scene di battaglie sono girate magnificamente dal regista che ci trasporta nel cuore dello scontro, ma tutta l’attenzione si concentra sulla fragilità delle vicende umane.
La bellezza di questo film si coglie tra le pieghe psicologiche del suo protagonista, il sosia, che da figura dalla bassa morale si trasforma in guerriero retto e coraggioso. L’uomo comune può scoprirsi eroe. Una trasformazione capace di conquistare il grande pubblico.
Orfano del suo attore feticcio Mifune, Kurosawa affida il compito di incantare a Tatsuya Nakadai, attore tra i più poliedrici e famosi del cinema giapponese. Ed è grazie alla sua interpretazione che Kagemusha acquista profondità. Completano questo quadro ambientazione puntuali e dettagli quasi maniacali.
Kagemusha
RSI Cultura 09.03.2024, 14:00
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