“Hai 49 anni, come diavolo è successo?”. Un anno fa, durante un’intervista per la ABC il conduttore fa questa domanda a Leonardo DiCaprio e lui risponde, un po’ incredulo e un po’ divertito: “Non ne ho idea”. Be’, l’attore ora compie 50 anni ed è un po’ strano anche solo scriverlo perché l’immagine di quel ragazzo biondo, espressivo e carismatico che urla a squarciagola “Sono il re del mondo” sulla prua del Titanic è così vivida da sembrare quasi vicina. Scrivere un articolo su Leonardo DiCaprio è una sfida. Il rischio è quello di lasciare fuori sfumature, pezzi di vita e di carriera, frammenti della sua storia fino ad oggi. Per lui recitare sembra essere sempre stata una cosa naturale, istintiva quanto respirare.
L’attore statunitense entra molto presto nel mondo dell’intrattenimento. Nato a Los Angeles da madre tedesca e padre di origini italiane, a 3 anni partecipa a un programma televisivo e poi a spot pubblicitari, serie tv e alcuni film. Giovanissimo, si costruisce piano piano aspettando il momento di svolta che arriva con “Buon Compleanno Mr. Grape” (1993) di Lasse Hallström: non ha ancora 20 anni e si ritrova con una candidatura ai Golden Globe e agli Oscar come miglior attore non protagonista. Gli ci vorranno più di due decenni per stringere davvero tra le mani la bramata statuetta, ma lui ancora non lo sa.
Poi arriva “Titanic” e niente è più come prima. Uscito nel 1997, è un colossal gigantesco, per anni il più alto incasso della storia del cinema, ancora oggi detiene il record di vittorie agli Oscar (11 insieme a “Ben-Hur” e al “Signore degli Anelli-Il ritorno del re”). Ma soprattutto è uno dei prodotti culturali più rilevanti degli ultimi 30 anni: ha infiltrato l’immaginario collettivo in maniera così decisa e dirompente da creare un precedente spaventoso. James Cameron sceglie Leonardo DiCaprio per interpretare lo squattrinato Jack Dawson e quel ruolo segna il cammino di tutto quello che gli accadrà in seguito.
Quello che accade è che l’attore ha la possibilità di iniziare a lavorare con i migliori registi in circolazione, evitando i grandi blockbuster e le saghe. Sceglie con accuratezza i suoi ruoli, rifiutando spesso le parti per le quali non crede di essere adatto. Passa da un personaggio all’altro, il suo nome diventa sinonimo di qualità, di costanza, di perfezionismo. Insomma, quando esce un nuovo film con DiCaprio sappiamo già che probabilmente sarà uno di quelli che vale la pena vedere, se non un capolavoro. Lo abbiamo visto, e ne cito solo alcuni, con “Prova a Prendermi di Spielberg, “Blood Diamond” di Zwick, “Inception” di Nolan, “Il grande Gatsby” di Luhrmann e le due pellicole di Tarantino “Django Unchained” e “C’era una volta a…Hollywood”.
Mister Martin Scorsese
Il sodalizio inossidabile costruito sulla stima reciproca tra Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese merita, decisamente, un capitolo a sé. La loro prima collaborazione arriva nel 2002 con “Gangs of New York”. Il regista, in quell’occasione, descrive l’attore dicendo: “È un attore naturale, avrebbe potuto essere una star anche nel cinema muto: per la sua faccia, per il suo sguardo. Non gli servirebbe dire niente. Si capisce tutto anche senza parole, e riesce a farti immedesimare. Non tutti sono così”. Parole che condensano, in qualche modo, il suo talento sconfinato e la sua anima artistica.
Sull’arco di 20 anni, seguono altri 5 film insieme: “The Aviator”, “The Departed”, “Shutter Island”, “The Wolf of Wolf Street” e il più recente “Killers of the Flower Moon”. Tutte pellicole che esplorano temi morali e sociali e ci portano dentro la psiche umana con audacia: DiCaprio è l’interprete perfetto per gli universi evocati da Scorsese.
Scorsese contro la Marvel
Il divano di spade 28.10.2023, 18:00
L’Oscar bramato
La questione DiCaprio vs. Oscar è diventata negli anni quasi proverbiale, trasformandosi anche in meme e prese in giro sulle vittorie sfiorate ma non afferrate. Così tanti personaggi vividi portati sul grande schermo e un talento innegabile che però l’Academy per molto tempo ha mancato di riconoscergli. Con” The Wolf of Wolf Street”, nel 2014, molti erano certi che ce l’avrebbe fatta, ma poi è arrivato Matthew McConaughey e il suo “Dallas Buyers Club” (“all right, all right, all right”) e la statuetta è evaporata di nuovo. Tutto ciò fino al 2016, quando-dopo 6 nomination- il ruolo da protagonista in “The Revenant”, opera di Alejandro G. Iñárritu, lo porta finalmente a stringere il suo primo Oscar tra le mani. Il film, che racconta una storia di sopravvivenza e redenzione, lo ha messo a dura prova sotto molti aspetti, anche quello fisico. Va detto che durante il suo discorso alla cerimonia, dopo aver ringraziato tutti, l’attore ha parlato di un tema che gli sta a cuore dicendo: “Il cambiamento climatico è reale e sta accadendo adesso. È la minaccia più urgente per tutta la nostra specie”. DiCaprio è infatti da anni impegnato e lotta per la salvaguardia del pianeta: ne parla pubblicamente, sui social, e ha dato vita a diversi progetti e documentari (come “Before the Flood”).
Amato, ricercato, vera super star. Difficile ancora oggi trovare qualcuno che gli si avvicini, qualcuno in grado di trasmettere la stessa intensità, che raccolga in qualche modo la sua legacy artistica. Per ora, come lui non c’è nessuno.
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Il divano di spade 09.11.2024, 18:00