"Mariangela Melato era una via di mezzo tra una divinità egizia e un extraterrestre" Federico Fellini
Non è stato il solo regista, Fellini, a notare lo straordinario talento di Mariangela Melato. I personaggi da lei portati in palcoscenico, al cinema e alla televisione sembrano tutti interpretati oggi, per la straordinaria autenticità che sapeva mettere nel suo lavoro di attrice.
Bellissima con quegli occhi azzurri, la voce leggermente ruvida e inconfondibile che sapeva raggiungerti e tenerti incollato fino all'ultima fila in platea, donna luminosa, colta e acuta, attrice intelligente e ironica, Mariangela Melato è nata a Milano nel 1941 e morta a Roma l'11 gennaio del 2013. Formatasi all’Accademia di Belle arti di Brera, dopo un inizio in teatro (partecipò, tra l'altro, all'Orlando furioso di Luca Ronconi nel 1969), l'esordio cinematografico arriva nel 1970 con il film horror Thomas e gli indemoniati di Pupi Avati e il successo subito, l'anno dopo, con Per grazia ricevuta di e con Nino Manfredi. Lo stesso anno gira il film che la consacra come nuova star del cinema italiano: La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, al fianco di Gian Maria Volonté, una interpretazione che le vale il Nastro d'argento. Negli anni che seguono si afferma come attrice brillante, a fianco di Giancarlo Giannini con cui fa coppia stabile sul grande schermo nei film indimenticati di Lina Wertmüller (Mimì metallurgico ferito nell'onore, 1972, Film d'amore e d'anarchia, 1973, Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto, 1974).
Oltre a numerose altre interpretazioni cinematografiche, anche in ruoli drammatici (Caro Michele, 1976; Dimenticare Venezia, 1979; Oggetti smarriti, 1980; Il buon soldato, 1982; ecc.), sono da ricordare le sue frequenti apparizioni televisive e teatrali (El nost Milan di C. Bertolazzi, 1979; Vestire gli ignudi di Pirandello, 1985; Medea di Euripide, 1987; La bisbetica domata di Shakespeare, 1992; L'affare Makropoulos di K. Čapek, 1993).
Tra le sue interpretazioni cinematografiche si ricordano ancora: Panni sporchi (1999); Un uomo per bene (1999); L'amore ritorna (2004); Vieni via con me (2005). Nel 2007 ha portato in tournée lo spettacolo di testi, canzoni e danza Sola me ne vo e nel 2010, con un monologo, il dramma scritto da Marguerite Duras Il dolore.
Nella sua carriera ha inoltre vinto cinque Nastri d’argento alla miglior attrice, due Globi d’oro, un Ciak d’oro, e in ambito teatrale, due premi Ubu e due premi Eleonora Duse come migliore attrice.
Ma ebbe a dire:“La mia sostanza è il teatro un fuoco che mi consuma e quel fuoco sono io” e in teatro rivisitò autori celebri con talento e grande professionalità, da Pirandello a Euripide, da Brecht a Shakespeare.
Recitare, una passione del corpo
RSI Cultura 09.01.2023, 11:11
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Renzo Arbore, compagno di una vita, ne ha parlato di recente (intervistato da Ansa.it) come di una donna "coltissima anche se veniva da una famiglia di umili origini" (il padre era vigile urbano, la mamma sarta), "ironica, indipendente, sfuggiva alle regole dello spettacolo. In tanti anni non l'ho mai sentita cadere in piccinerie, invidie. Era curiosa di tutto e con una gran passione per l'arte e gli artisti. Non a caso era molto amata dai colleghi".
"La sua lezione? - prosegue Arbore - I 'codici' cui attenersi per fare bene questo lavoro: ovvero farlo con rispetto, per se stessi, per il pubblico e i colleghi. Non per ambizione e vanità, ma per la bellezza e il valore del lavoro artistico in sé. Un modo di essere cui non è mai venuta meno".
Giancarlo Giannini, storico compagno di scene spassosissime, dirette da Lina Wertmüller, al momento della sua morte ne ha parlato così:
"Eravamo un trio affiatato e straordinario Lina, Mariangela ed io, e portavamo in scena delle storie che raccontavano il lato più bello della vita. Recitando con lei diventavo spettatore, tanto riusciva a rendere bene il personaggio e ad essere ammaliante, con i suoi occhi bellissimi e con quella luce che partiva da lei. Lavorare con lei mi ha insegnato moltissimo, aveva un senso del gioco e dell’ironia, una straordinaria energia e il piacere di raccontare. Abbiamo anche avuto la fortuna di essere diretti da una grande regista come Lina Wertmüller. Quello che resta di Mariangela è il ricordo di una grande attrice che non ha mai pensato di essere una diva, perché era d’animo semplice".
Lode alla bontà di Mariangela Melato nell'intervista di Federico Jolli
RSI Cultura 10.01.2023, 12:00