Cinema

Questo film non s’ha da fare

La storia del cinema è fatta anche di film che non esistono: una costellazione di opere mai prodotte, sceneggiature in attesa di greenlight e sogni irrealizzati

  • 24 aprile, 08:29
Napoleon Kubrick
Di: Nicola Lucchi

Malgrado i cinecomic abbiano reso popolare il concetto di multiverso, non spetta a Stan Lee il merito di averlo inventato. Il termine, coniato sul finire del XIX secolo, fu adottato nella fisica teorica nonché da molti autori di fantascienza che, nel corso del Novecento, trovarono in esso lo sviluppo di trame e teorie. Tutti loro, naturalmente, sapevano bene che sul piano filosofico gli antichi greci avevano già posto le basi per gli universi paralleli. È proprio lì, dentro questi infiniti mondi, che si trova tutto ciò che non abbiamo mai fatto. Negli stessi insondabili labirinti dello spazio e del tempo si trovano anche tutte le pellicole mai realizzate.

Se per guardare un film servono un paio d’ore e per produrlo alcuni mesi, è risaputo che per avere il greenlight su una sceneggiatura può non bastare l’eternità. Tra i re indiscussi dei film mai realizzati spicca certamente Kenneth Anger, che nel suo rapporto di amore e odio per la Hollywood di cui avrebbe tanto scritto tentò più volte, fin dalla fine degli anni Quaranta, di mettere in scena l’adattamento cinematografico de I canti di Maldoror di Lautréamont. Nei primissimi anni Cinquanta sembrò persino riuscirci quando, malgrado l’opposizione del regista Ado Kyrou, diede inizio alle riprese sulle spiagge di Deauville. Bastò la coreografica messa in scena di un corpo di ballo per comprendere quanto il progetto fosse troppo ambizioso e, per mancanza di denaro, destinato a fallire. Tra i suoi progetti successivi ci fu anche il biopic dedicato al marchese De Sade. Anger ne parlò più volte all’amica Anaïs Nin, ma in questo caso non fu sprecato nemmeno un centimetro di pellicola. Sorte che toccò, dopotutto, alla sua sceneggiatura di L’Histoire d’O, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scandalo di Pauline Réage.

Sono più o meno gli anni in cui Stanley Kubrick si invaghì di Bruciante segreto, racconto di Stefan Zweig nel quale un giovane cerca di sedurre una donna facendosi prima amico il figlio. Kubrick affidò la sceneggiatura a Calder Willingham, con cui aveva già lavorato per Orizzonti di gloria (1957), ma le restrizioni della censura ne ostacolarono la produzione. Numerosi furono i progetti abbandonati sul nascere, ma quello che più di ogni altro assomigliò a un vero e proprio sogno infranto fu Napoleon. Insoddisfatto di qualsiasi pellicola avesse precedentemente trattato la vita del generale francese, Kubrick studiò nei minimi dettagli la biografia di Napoleone, visitò le location europee ideali per girare e si preparò a dirigere quel che a suo dire sarebbe stato il “migliore film mai realizzato”, fino a quando toccò fare i conti col budget.

Sebbene la mancata realizzazione di un film sia quasi sempre da attribuire ai costi eccessivi, qualche volte, a porre un freno alle ambizioni di un regista, ci pensa la morte. “Il film non realizzato più famosa della storia del cinema”, come Vincenzo Mollica definì Il viaggio di G. Mastorna di Federico Fellini, non vide mai la luce a causa della scomparsa del suo regista. Pare che il sensitivo Gustavo Rol avesse più volte raccomandato a Fellini di stare alla larga da quel progetto, pena la morte. Un timore che spinse Fellini a trasformare i suoi storyboard in un fumetto disegnato da Milo Manara, ma che non lo risparmiò dal triste epilogo. Della morte porta il nome lo stesso ciclo incompiuto di Pier Paolo Pasolini, che dopo la “Trilogia della vita” composta da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974) avrebbe voluto portare a termine la “Trilogia della morte”, splendidamente iniziata con Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Un film estremo negli atti di sesso e di violenza che proprio per questo fu sequestrato all’uscita e al quale sarebbe dovuto seguire un film su Gilles de Rais, criminale francese compagno d’armi di Giovanna D’Arco accusato della tortura e dell’assassinio di più di cento bambini. Porno-Teo-Kolossal, viaggio fantastico e sfortunato del Re Magio Epifanio verso la grotta di Betlemme, avrebbe dovuto chiudere il trittico se solo Pasolini non fosse stato brutalmente ucciso.

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Il successo del nuovo Dune di Denis Villeneuve è la meritata rivincita di una saga che David Lynch aveva portato in sala nel 1984 con scarsi incassi e grande delusione dei produttori, ma spetta ad Alejandro Jodorowsky il merito di aver progettato la prima visionaria trasposizione del capolavoro di Frank Herbert. Il film avrebbe dovuto vedere fra i suoi interpreti Orson Welles e Salvador Dalì, ma in questo caso a mettere un freno all’entusiasmo di Jodorowsky non ci pensò solo l’eccessivo budget, quanto la scarsa fiducia dei produttori nel regista cileno. Come raccontato nel documentario Jodorowsky’s Dune (2013) di Frank Pavich, lo storyboard e il lavoro preparativo di Jodorowsky, coadiuvato da artisti del calibro di Moebius e H. R. Giger, si rivelò però fonte di inspirazione e di preziose suggestioni per le grandi space opera a venire.

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Dunque è possibile, talvolta, che un film scivoli dalle mani di un regista per finire in quelle di un altro, come accadde del resto anche a Edgar Wright per il suo Ant-Man (2015), diretto successivamente da Peyton Reed, o per Thor: The Dark World (2013), che diretto da Alan Tylor avrebbe dovuto essere gestito da Patty Jenkins. Ma nel mondo Marvel si sa, il pluriverso è un dato di fatto, e in attesa che anche nel nostro mondo si spalanchi una porta su universi paralleli, non resta che sognare di poter un giorno assistere all’assedio di Leningrado di Sergio Leone, al terzo capitolo di Kill Bill e a un ritorno a Casablanca, nonché a migliaia di opere che, nel nostro mondo, non troveranno mai la propria strada.

El Panez Stanley Kubrick

RSI Spam 11.03.2019, 10:26

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