In tempi di social network, articoli acchiappa click, verità alternative (o falsità scambiate per verità) fa bene dare una ripassata alla storia. Della tv (americana) in particolare, con il pregevolissimo “Quiz Show” diretto da Robert redford nel 1994. Se 30 anni fa si rifletteva già su questi temi, guardando indietro al 1958, anno in cui i fatti sono avvenuti, vuol dire che forse la lezione non è stata ben assimilata...
“Quiz Show” è la storia di un tradimento, quello subito dal pubblico statunitense degli affezionati spettatori del quiz televisivo “Twenty-One”. Ascolti stratosferici e personaggi che entrano nell’immaginario collettivo del Paese grazie alle loro capacità e alla loro fortuna. Finché il programma funziona, tutti felici e contenti: ma quando inizia un lento ma costante calo di ascolti, ecco che il super campione Herbie Stempel (John Turturro) viene convinto a cedere il posto ad uno sfidante illustre, l’affascinante ed erudito Charles Van Doren (Ralph Fiennes) figlio del noto poeta Mark. Ovviamente Stempel riceve assicurazioni che la sua roboante sconfitta, sarà ricompensata con un altro ingaggio televisivo. E quando la promessa viene disattesa, ecco esplodere lo scandalo: Stempel denuncia, accusa i produttori dello show di fornire le risposte al nuovo campione, arrivando al Grand Jury e scatenando una indagine dell’investigatore del Congresso Dick Goodwin (Rob Morrow).
Con questo film, Redford palesa una volta di più il cinismo dell’industria dell’intrattenimento, per la quale il risultato -degli ascolti- è più importante dell’etica e, come dice lo stesso regista, per gli americani lo scandalo di “Twenty-One” è uno spartiacque che segna l’inizio della disillusione. Mescolando alla trama principale temi sempreverdi come temi come l’antisemitismo (Stempel è un ebreo del Queens) e la connivenza fra i poteri. Poco importa, infatti, chi siano i veri colpevoli o chi si assume le colpe: il meccanismo della frode e del successo a qualunque costo (in questo caso del programma, ma anche dei giocatori del quiz) passa nel dimenticatoio e così anche le carriere di chi ha in qualche modo inciampato… risorgono (uno dei produttori dello show, Dan Enright, che si è preso le colpe per salvare il network, nella realtà è poi tornato a produrre giochi tv).
Eccezionali le interpretazioni dei due protagonisti: il Charles Van Doren di Ralph Fiennes dietro al suo fascino cela avidità, ipocrisia e il desiderio di sfuggire dall’ombra di un padre troppo importante; l’Herbie Stempel di John Turturro è un uomo antipatico, saccente e meschino che non crea empatia nemmeno come vittima. E poi c’è Robert Redford, al suo quarto film da regista, che trasforma la sceneggiatura di Paul Attanasio in un film di grande intensità, che si avvale anche della presenza in due piccoli ruoli di Barry Levinson e Martin Scorsese. Anche se non ha avuto un grande successo al botteghino -guai ricordare agli americani le magagne della loro storia- “Quiz Show” è stato nominato agli Oscar come miglior film, per la migliore regia, interpretazione di supporto (Paul Scofield) e sceneggiatura non originale.
Regia: Robert Redford (1994; 2h 13min)
Sceneggiatura: Paul Attanasio Richard N. Goodwin
Star: Ralph Fiennes John Turturro Rob Morrow