Cinema

Realtà parallele, l’arte secondo Manuel Maria Perrone

Tra teatro, cinema e linguaggi sonori, il regista ticinese è una figura dai tratti «leggendari», la cui rocambolesca fama da sempre lo precede

  • Oggi, 12:00
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Manuel Maria Perrone

Di: Daniele Bernardi 

Nel presentare al pubblico, presso loSpazio L’ove” di Lugano, Manuel Maria Perrone in occasione dell’uscita del suo recente podcast Cristo si è fermato a Seveso (RSI, Premio Marco Rossi – Raccontare il lavoro 2024), lo scorso novembre Olmo Cerri ha parlato di una figura dai tratti «leggendari», la cui rocambolesca fama da sempre la precede. La cosa mi ha fatto sorridere (e ugualmente fa sorridere Manuel), perché io pure, la prima volta che ne sentii parlare – ancora eravamo entrambi giovanissimi –, fu nei termini di un «fantomatico Perrone» che si diceva facesse teatro, ma non si sapeva bene né come né dove.

Quest’aura dai contorni vagamente mitici, dovuta sia a un percorso artistico svoltosi tra Svizzera, Africa, Belgio, Italia, America latina e Francia, sia a un parentado denso di storie, impregna oltre che la persona di Manuel il suo lavoro di regista a tutto tondo, del quale parliamo nel corso di una chiacchierata serale, nella sua casa di famiglia a Origlio.

Situata nel nucleo antico, l’abitazione si presenta come un vero e proprio castello dei ricordi nel quale un posto d’onore spetta all’ancora intatta biblioteca del padre Antonio, medico-attivista di “Medicina democratica” al cui destino è dedicato l’ultimo lavoro di Manuel (il già citato Cristo si è fermato a Seveso): «si tratta di una biblioteca borgesiana», mi dice quando ne raggiungiamo i locali, «ogni tanto un amico arriva e, così per caso, trova un libro che era lì per lui, quasi questo spazio fosse vivo e pronto a donarsi a chi è disposto a ricevere ciò che cerca». Nel raccontarmi dei suoi esordi, Manuel sottolinea come il teatro e la letteratura abbiano sempre fatto parte del suo universo proprio grazie al padre, che, oltre a fargli conoscere le commedie di De Filippo e le pagine di Aspettando Godot, aveva l’abitudine di intrattenere corrispondenze con gli autori di suo interesse: Sartre, Galeano, Ivan Illich.

2 il mio fantasma

Quando sceglie la via del teatro Manuel è ancora un adolescente e, dopo un’esperienza giovanile con Pietro Aiani – negli anni ‘80 animatore della celebre trasmissione RSI La bottega del signor Pietro –, in seguito alla lettura di un’antologia di drammaturghi africani contatta per iscritto un numero indefinito di compagnie proponendosi come attore di là dal Mediterraneo: «ero molto militante, allora, e con mio fratello ci domandavamo come si potesse, con le nostre passioni, dedicarsi all’impegno civile: leggendo quegli autori avevo capito che il teatro era un modo. Mi rispose un falegname del Burkina Faso, che subito mi invitò ad andare da lui perché, disse, “c’era posto”».

L’esperienza dell’Africa, dove trascorse sei mesi ospite in una famiglia, seguì un cantastorie e, successivamente, decise una volta rientrato di formarsi in un’accademia, è soltanto la prima delle tappe che hanno accresciuto in Manuel la consapevolezza del potere delle narrazioni “altre”, non allineate a quelle della politica dominante. Diplomatosi attore a Padova, su ispirazione di Ellen Hertz, professoressa di antropologia da lui “casualmente” conosciuta all’Università di Neuchâtel e ancora presente in filigrana nella sua vita, il «fantomatico Perrone» parte poi per l’Argentina in compagnia di un “complice” – Pietro Botte – col quale realizza uno spettacolo di strada che gli permette di farsi le ossa nella capitale portegna.

Il teatro di Manuel, che è oggi laterale rispetto al suo lavoro di cineasta e autore radiofonico, appare come strutturalmente edificato su queste esperienze nate a contatto diretto con la strada e la matrice popolare. Ne sono un perfetto esempio le “messe” che, dal 2019, quasi per gioco, col progetto-compagnia «a geometria variabile» La SYNDROME ha preso a realizzare assieme ad un gruppo di colleghi artisti (la prima ha avuto luogo in Francia, il giorno dopo che è bruciata la cattedrale di Notre Dame).

«Siamo un po’ un’“Armata Brancaleone”: io vesto i panni di un cardinale e al guinzaglio tengo una sorta di diavolo (Juri Cainero), poi ci sono un angelo (Frank Williams), dei vicari, una Madonna della tubercolosi (Olivia Csiky Trnka) e partecipanti diversi a dipendenza del contesto. Quello che ho voluto fare è una rivisitazione del rituale cattolico ma non, come si potrebbe pensare, per mettere in luce gli aspetti negativi della dottrina. Mi è interessato invece l’uso della liturgia come strumento superiore alla drammaturgia, capace di far emergere “quel qualcosa” che dice molto dell’immaginario collettivo di una comunità. Infatti ogni messa ha una sua tematica: ad esempio, quella realizzata all’interno del Mercurio Festival 2024 di Palermo ha avuto luogo su una barca naufragata con quarantaquattro migranti al suo interno. L’imbarcazione è diventata una sorta di cattedrale ed era palpabile, nel corso dell’evento, come il pubblico fosse chiamato in causa proprio attraverso il dispositivo liturgico messo in gioco al suo interno».

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locandina del film "Rêves d'occasion"

Nonostante rivendichi il valore della propria natura anfibia, al crocevia di più pratiche artistiche, come già accennato si potrebbe certamente dire che, allo stato attuale, il principale mezzo espressivo di Manuel è il cinema, al quale ha cominciato a dedicarsi senza che ciò fosse previsto. Oggi, alle soglie della realizzazione del suo primo lungometraggio (L’ultima cena), ha alle spalle una serie corti e mediometraggi particolarissimi, di spirito surrealista, che se da un lato possono ricordare le operazioni estetiche del primo Alejandro Jodorowsky e di Roland Topor, dall’altro sembrano attingere a una visione simbolica degna del cinema di Jan Švankmajer.

In questo senso, in particolare penso al suo Rêves d’occasion (Acis Production, 2012), nel quale ha mostrato una sequela di sogni ad occhi aperti che, grazie a dei piccoli inciampi, a dei dettagli che destano l’attenzione dei protagonisti del film catapultandoli in una realtà parallela, mette in un luce il concetto di trascendenza come è inteso da Manuel attraverso Jung: «trascendenza è quando un individuo e un oggetto entrano in “connessione” in modo imprevisto rispetto alla funzione di quest’ultimo». Con questa modalità narrativa (che è consapevolmente politica), Manuel si propone di scartare il racconto stereotipato del quotidiano in nome di una realtà che è sempre fantasmatica, mai piatta o innocua.

Anche le successive creazioni filmiche di Manuel rispettano questo criterio: si vedano, ad esempio, il divertentissimo Golconda (Agence de l’Erreur, 2015) o il più recente Un cardinale donna (MoMa, 2023), cortometraggio realizzato per l’inaugurazione della retrospettiva dedicata a Claudia Cardinale presso il celebre museo di New York.

In ognuna di queste creazioni è sempre presente l’attenzione al sogno e all’errore (non per nulla, la casa di produzione cinematografica da lui fondata a Marsiglia nel 2009 si chiama proprio Agence de l’Erreur), alla svista che permette di accedere involontariamente a mondi nascosti, segreti, magari anche vietati, nuovi e antichi al contempo, di cui non si sospettava l’esistenza benché fossero lì da sempre, come annidati fra le pieghe dei giorni.

Ciò detto, la figura di Manuel Perrone è oggi quella di un artista inedito, controcorrente – in via di estinzione mi viene da dire (quando lo interrogo sul suo futuro, ironicamente mi risponde coi versi di Stefano Benni: «Il futuro dell’uomo / è a una drammatica stretta: / ho visto un panda / con la mia faccia sulla maglietta») – poiché mantiene vivo in sé quel fuoco indisciplinato che nutre di sale la vita di chi crea e non crede, per dirla con Andrea Pazienza, che si possa «barattare una intera via crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo».

In attesa di vedere realizzato il suo L’ultima cena, che, tra l’altro, fra le protagoniste dovrebbe annoverare, oltre alla stessa Claudia Cardinale, Gardi Hutter, Hanna Schygulla e Milena Vukotic, segnaliamo dunque il prossimo appuntamento in Ticino col suo lavoro: il 9 e 10 maggio 2025, a Chiassoletteraria, dove assieme ai membri de La SYNDROME realizzerà una delle sue memorabili “messe”.

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Scacco al matto - Radiodramma in sette giornate

Domenica in scena 05.02.2023, 17:35

  • RSI/TG

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