Cinema

Recitare da cani

La storia e i traguardi dei più grandi cani star del cinema, da Rin Tin Tin ad Hachiko

  • 3 settembre, 13:51
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  • REUTERS/Mario Anzuoni
Di: Nicola Lucchi

Sebbene il cane sia spesso associato a ciò che è scarso o malriuscito, è per fortuna da tempo che il migliore amico dell’uomo, almeno in buona parte del mondo, non fa più “una vita da cani”, né tantomeno recita come la povera Corinna. La storia del cinema è costellata da grandi cani star che hanno saputo dimostrare abilità straordinarie e che mai come il 26 agosto di ogni anno, giornata mondiale del cane dal 2004, meritano di essere celebrati.

Considerato il loro stretto legame con l’uomo, non sorprende che anche i cani siano stati trascinati davanti alla cinepresa sin dagli albori della settima arte. Già nel 1905, un collie di nome Rover aiutava un padre a ritrovare la figlia rapita nel cortometraggio Rescued By Rover, del britannico Lewin Fitzhamon. Il cane, a dire il vero, si chiamava Blair, ma fu quello di Rover il nome che restò impresso nella mente dei suoi contemporanei. Venduto in oltre quattrocento copie, il film si rivelò come il primo enorme successo del cinema britannico. Per buona parte, inutile sottolinearlo, fu merito di Blair.

La prima vera grande star del cinema muto fu però Jean, un collie femmina messo sotto contratto dalla Vitagraph Studios e in grado di raggiungere in poco tempo lo stesso livello di popolarità delle due maggiori star della casa di produzione: Maurice Costello e Florence Turner. Un’attrice che, come ogni diva che si rispetti, seppe portare all’attenzione del pubblico persino la propria vita privata quando, nel 1912, mise al mondo sei cuccioli nel documentario Jean and Her Family (1913).

È con Rin Tin Tin che una star canina raggiunse la fama globale. Quando, sul finire del primo conflitto mondiale, il caporale Lee Duncan fu inviato nel piccolo villaggio francese di Flirey, in un vecchio canile distrutto dai bombardamenti trovò una cucciolata di cinque pastori tedeschi allattati da una madre sfinita dagli stenti. Erano ciò che restava di un allevamento destinato all’esercito imperiale tedesco. Duncan salvò la cucciolata distribuendo le bestiole tra i colleghi, curandosi però di tenere per sé un maschio e una femmina. Il primo fu chiamato Rin Tin Tin, la seconda, che sfortunatamente morì appena rientrata negli Stati Uniti, Nanette. Lee pensò che Rin Tin Tin avrebbe potuto essere un ottimo esemplare per le mostre, ma rivedendolo in un filmato girato da un amico si convinse che avrebbe ottenuto molto di più trasformandolo in un cane star come Etzel, il pastore tedesco dei vicini che già aveva partecipato ad alcuni film per Hollywood sotto lo pseudonimo di Strongheart. Nessuna previsione poteva risultare più azzeccata, perché il bravo Rin Tin Tin, tra il 1922 e il 1931, non partecipò solo a una trentina di film, ma diede vita a un personaggio destinato a durare nel tempo grazie ai suoi successori, tra cinema, radio e televisione. Un lascito tanto importante da fargli guadagnare, nel 1960, una stella sulla Walk Of Fame.

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Non meno famosa è una femmina di Cairn Terrier di nome Toto che, in realtà, si chiamava Terry. Il talento del cagnolino di Dorothy de Il mago di Oz (1939) fu scoperto da Carl Spitz, un addestratore che aveva passato molti anni ad ammaestrare pastori tedeschi per la Prima guerra mondiale, ma che nel 1926 si trasferì dalla Germania a Los Angeles, dove fondò la Hollywood Dog Training School. Sette anni dopo il suo arrivo si sarebbe imbattuto in Terry che, ribattezzata Toto per il film di Victor Fleming, avrebbe poi mantenuto quel nome. Quando aveva solo un anno, Terry si rivelò tanto talentuosa da guadagnarsi un ruolo per il film Ready for Love (1934) e, solo un mese più tardi, in La mascotte dell’aeroporto (1934), dove recitò al fianco di Shirley Temple. Quando giunse l’ora de Il Mago di Oz, Terry era già una star tanto importante da guadagnare 125 dollari al giorno (circa 2000 euro di oggi), ovvero il doppio di quanto guadagnavano i nani impegnati a interpretare la parte dei Mastichini. Quando uno degli attori le calpestò una zampa fratturandogliela, Terry passò due settimane di riposo a casa di Judy Garland che, innamoratasi della cagnolina, chiese di poterla comprare. Spitz si rifiutò, sapeva bene che una star come Terry poteva fargli guadagnare molto più di quanto offrisse la diva.

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Tra i cani più amati degli anni Quaranta, ma che non sarebbe stato dimenticato per i decenni successivi, c’era invece un Rough Collie di nome Pal. Passato alla storia come Lassie, Pal si distinse sul set di Torna a casa, Lassie! (1943) trasformando il film nel primo capitolo di una serie. Pal recitò dal 1943 al 1955 dividendosi tra cinema e televisione e dedicandosi a più di un sequel del film che l’aveva resa celebre. Lassie divenne così un marchio duraturo, tanto che un remake della pellicola originale fu distribuito nel 2020 col titolo di Lassie, torna a casa.

Da qui, la lista delle grandi star canine potrebbe essere molto lunga, tra protagonisti indiscussi e ruoli secondari, razze pregiate e simpatici meticci. Tra questi ultimi il piccolo Benji, il bastardino protagonista di Quattro cuccioli da salvare (1987) che diventò a sua volta un marchio conquistando anche le generazioni più recenti (Benji, 2018). I cani di razza restano però la maggioranza, come Ivan il Terribile XXXII, cane da guardia della Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare di Il secondo tragico Fantozzi (1976), l’indimenticabile San Bernardo di Beethoven (1992), il Jack Russell di The Artist (2011) e il fedelissimo Akita di Hachikō – Il tuo migliore amico (2009), che per quasi dieci anni, dopo la morte del padrone, si recò alla stazione di Shibuya per aspettarlo. Pedigree o meno, un talento che non è sempre facile scorgere tra i colleghi umani.

Cani, razze e comportamento

La consulenza 06.10.2023, 12:50

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