Musica Pop

Robin Williams non si dimentica

A dieci anni dalla sua scomparsa, la vita e le conquiste di un attore generoso, folle e magnetico 

  • 7 agosto, 08:57
  • 7 agosto, 08:57
Robin Williams

Robin Williams

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Di: Simona Rodesino

Per me Robin Williams è sempre stato Peter Pan. È il primo ricordo che ho di lui. Davanti alla tv l’ho visto entrare nei panni dell’eroe che combatte contro i pirati sull’Isola che non c’è. Ma non è stato solo Peter Pan. È stato un medico, un professore, un padre, un baby-sitter, uno psicologo, un alieno o ancora un militare e un dj. In grado di passare con disinvoltura da ruoli comici ad altri più drammatici e oscuri. Il suo trasformismo è leggenda. Molti di noi si portano nel cuore almeno un’interpretazione dell’attore statunitense, che ci ha commosso, divertito, emozionato e che in qualche modo e per un momento ci ha portato più in alto. Robin Williams non si dimentica, perché pochi attori oltre a lui sono stati in grado di restituirci così tante emozioni dello spettro umano, fino alle più piccole sfumature. Oggi sono trascorsi dieci anni dalla sua morte e quello che ci ha lasciato, oltre ai suoi personaggi immortali, sono il suo sorriso, i suoi occhi-sempre un po’velati da una qualche forma di malinconia- e, per usare le sue parole, quella “scintilla di follia che ci viene data e che non dobbiamo perdere”. 

TG12.30 del 15.08.2014: "Robin Williams era malato" di Gianmaria Giulini

RSI Cultura 15.08.2014, 13:46

Una scintilla di follia di cui l’attore, nei suoi 63 anni di vita, ha certamente fatto buon uso. Perché ci vedevi sempre un alone di magia, in ogni sua interpretazione, quella cosa che non ti sai spiegare ma c’è. Una carriera scintillante, rapida, inarrestabile, la sua. Sembrava essere nato per farci smuovere qualcosa dentro, per decantare quei monologhi che poi te li ricordi per anni e ti ritrovi a citare, per raccontare vite, stati d’animo, sconfitte, speranze, conquiste. Ogni suo personaggio diventava un po’ più grande, un po’ più profondo, semplicemente un po’ di più, grazie a lui. Da dove è partito? Nato nel 1951 a Chicago, a 22 anni viene ammesso alla scuola di recitazione della celebre Juilliard School di New York. Poi comincia a lavorare a teatro, in alcune serie tv -ricordiamo Happy Days (1977) e Mork & Mindy (1978-1982) -e si dedica anche alla stand-up comedy.

Ma è quando gli si spalancano le porte del cinema che la sua fama internazionale cresce per davvero. Dopo le prime pellicole, la consacrazione arriva con Good Morning, Vietnam (1987), di Barry Levinson. Per il ruolo iconico del militare statunitense che lavora come dj, Williams ottiene una candidatura agli Oscar e vince il Golden Globe.

Non posso scrivere questo articolo senza citare un personaggio indimenticabile a cui Williams ha dato vita: il professor Keating ne L’attimo fuggente (1989), di Peter Weir. Nel film, ambientato negli anni ‘50, il tenace e indomito insegnante di letteratura ispira e apre la mente a un gruppo di studenti di un rigido collegio del Vermont, incoraggiandoli a coltivare le proprie passioni e a “rendere straordinaria la propria vita”.  È uno di quei film di cui parti e frasi vengono ancora citate a più di 30 anni dall’uscita, riconfermandosi come un pilastro fisso e potente della cultura pop. La scena più memorabile è quella in cui gli studenti salgono in piedi sui banchi per rendere omaggio al loro professore con una poesia di Walt Whitman, recitando i versi: “O Capitano! Mio Capitano!”. Un film di formazione che andrebbe rivisto di tanto in tanto per non far sbiadire il suo prezioso messaggio. Un film in cui comicità e drammaticità si incontrano e si abbracciano. Fun fact: alcune delle battute di Williams sono state completamente improvvisate dall’attore.

Se anche in L’attimo fuggente Williams è stato candidato all’Oscar senza vincerlo- e in seguito nuovamente per La leggenda del re pescatore (1991) - la statuetta per il Miglior attore non protagonista è arrivata con Will Hunting-Genio ribelle (1997) di Gus Van Sant.

Al fianco di Ben Affleck e Matt Damon (vincitori della migliore sceneggiatura originale) Williams, nei panni di uno psicologo, ci ha regalato un lavoro prezioso e ancora oggi attualissimo. Da molti ritenuto un capolavoro, racconta in modo autentico le difficoltà di crescere, di vivere e soprattutto invita ad essere coraggiosi e a non farsi sfuggire le occasioni.

Negli anni l’attore partecipa a molte altre pellicole da ricordare (come Hook-Capitano Uncino, Patch Adams, Jumanji e Mrs. Doubtfire), alternando anche lavori in tv e nel doppiaggio.

Quanto Robin Williams fosse poliedrico, ingegnoso, vitale, magnetico e imprevedibile, lo abbiamo detto. E, ciò nonostante, nella vita privata soffriva di ansia, depressione e dipendenze. A dieci anni dalla sua tragica scomparsa, ci manca ancora, perché è stato un attore raro. Anche se non tutti lo hanno apprezzato, non si può negare quanto si sia speso con generosità per il pubblico, spesso rischiando e improvvisando, forte del suo talento e della sua intuizione. Talento che gli ha permesso di portare sullo schermo e ai nostri occhi molti personaggi così intensi che ancora oggi sono vividi e sembrano vicini. Quel tempo sembra non essere trascorso. E non è forse uno dei compiti dell’artista? Rendere immortale, senza tempo, un’opera? In un mondo in cui la parola artista viene usata troppo spesso e con troppa facilità, forse dovremmo tornare a distinguere chi lo è davvero. Be’, Robin Williams è stato un artista e anche un irresistibile genio.

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