Noi non crediamo più (...) a un Eden futuro, a cui, per una sorte abbastanza bella, noi, poveri uomini del presente, saremmo destinati a lavorare (...); ciò che solo ci resta è la coscienza di noi stessi, e il bisogno di rendercela sempre più chiara ed evidente: bisogno per la cui soddisfazione ci volgiamo alla scienza e all’arte. Alla scienza, perché ci analizzi e ci studi; all’arte, perché ci rappresenti nella luce del vero. Due conoscenze diverse, che si compiono a vicenda.
Benedetto Croce, Una vecchia questione (1885)
Potremmo pensare che arte e scienza siano due modi molto diversi - inconciliabili - di interrogarsi sulla realtà, per coglierne l’essenza profonda. E invece la loro è una storia di “sorprendenti relazioni”, che sono state raccontate dal fisico Guido Tonelli, durante un incontro pubblico organizzato dal LAC e dalla IBSA Foundation per la ricerca scientifica nell’ambito del progetto SciArt Switzerland. Su Rete Due, ad Alphaville, un’intervista a cura di Alessandro Chiara che approfondisce questo affascinante tema insieme a Guido Tonelli.
«Nella storia della fisica ci sono molti esempi di idee innovative che sono nate dalla contaminazione che viene da altri campi, dall’arte o dalla letteratura. Per esempio, una recente è partita dal famoso racconto di Borges della “biblioteca universale”, che contiene tutti i volumi che sono composti attraverso tutte le combinazioni casuali dei caratteri dell’alfabeto. Questa idea suggestiva di costruire una biblioteca con tutti i possibili scritti, prodotti da un computer, è stata all’origine del lavoro di una biologa che ha costruito su questa base una sua visione delle basi genetiche che ha permesso di fare delle scoperte incredibili».
Guido Tonelli, fisico e divulgatore
Un curioso aneddoto autobiografico ha svelato a Guido Tonelli una inaspettata verità nell’ambito della scienza sperimentale, di cui non avrebbe mai sospettato prima:
«Quando ero, per esempio, responsabile dell’Esperimento CMS ho dovuto trovare una soluzione che gli altri collaboratori non erano riusciti a trovare. Essendo il responsabile, quello era proprio il mio ruolo. Mi sono trovato in seria difficoltà. Mi sono informato, ho studiato, ho parlato con gli esperti. Ma niente, non riuscivo a risolvere il problema. i informi, studi, parli con gli esperti, cerchi di trovare una soluzione. Mia moglie, stanca di vedermi continuamente assorto nei miei pensieri, mi ha proposto di andare a teatro. Io non volevo, perché avevo troppo da fare a cui pensare, non potevo perdere tempo. Ma ci sono andato comunque. L’indomani, vedevo chiaro. Era come se ci fosse stato una specie di reset di tutti i meccanismi razionali. Incontrare l’arte è come se avesse fatto scattare qualcosa che mi ha liberato da una sorta di inceppamento razionale, che impedisce alla parte razionale di resettare e ripartire. Sarà un caso? Credo che essere portati su una cosa completamente diversa, di un altro linguaggio, rispetto a quello che stai facendo, aiuti a ritrovare delle strade che forse prima non avevi visto con lucidità, ma che erano davanti ai tuoi occhi».
Guido Tonelli, fisico e divulgatore
Sicuramente, l’arte e la scienza hanno un obiettivo comune, che è la conoscenza. Spesso si pensa alla scienza come un tipo di conoscenza collettiva, mentre l’arte come un fenomeno conoscitivo più individuale, che si realizza nell’artista. Si può dire che proprio per questo suo carattere collettivo e condiviso, la conoscenza scientifica sia in qualche modo superiore a quella artistica?
«Sono ambiti diversi. Sono d’accordo che i due campi hanno modi di funzionamento completamente diversi. In particolare, nel nostro campo è quasi inimmaginabile pensare allo scienziato isolato nel. È molto raro che sia proprio il singolo che lavora da solo e che sviluppa una nuova teoria, perché c’è sempre bisogno di fare calcoli, di fare verifiche, eccetera. L’artista lavora tipicamente da solo, anche quando ha un gruppo di collaboratori. C’è però un un elemento che va considerato. Noi ovviamente abbiamo un metodo codificato che dobbiamo seguire, il metodo sperimentale ideato da Galileo Galilei e che continua a funzionare perfettamente. Cioè ci sono delle congetture che producono previsioni e bisogna controllare se queste previsioni sono vere oppure no. Se sono verificate, la congettura viene accettata, altrimenti bisogna ricorrere a un’altra. Quindi l’avanzamento della conoscenza scientifica è fondamentale per tutto quello che riguarda la capacità di prevedere e di fare previsioni quantitative. L’artista ha un’altra funzione e anche un’altra potenzialità. Ha la possibilità di usare la sua immaginazione, la sua sensibilità per cogliere alcuni elementi che la società nel suo insieme non ha ancora colto. È come se avesse antenne. Se uno guarda i grandi artisti del passato, scopre sempre che hanno avvertito per prima terremoti che stavano avvenendo, che cambiavano la struttura delle classi o delle persone o la sofferenza individuale. Decenni prima, in alcuni casi anche secoli prima. Quindi sono funzioni diverse, ma sono funzioni diverse che proteggono la società. Ecco il punto. L’arte è il simbolo per eccellenza dove ci riconosciamo. I tratti simbolici della ricerca artistica hanno proprio la funzione di unire in simboli, mettere insieme la comunità. Cioè la comunità si riconosce in questi precursori, persone che ci spiegano la vita, il mondo e noi stessi meglio di noi. Ci fanno capire cose di noi che noi non avevamo neanche immaginato. Gli scienziati fanno una cosa diversa. Costruiscono una visione del mondo, collocano il nostro ruolo nell’universo e nel costruire la visione del mondo. Producono strumenti che consentono alla comunità di sopravvivere. Sono strumenti concettuali, la visione del mondo. Sono strumenti materiali, le tecnologie. Ecco, io vedo un forte parallelo al di là delle delle funzioni diverse, proprio in questo: è come se i due elementi fossero i protettori della comunità e sono entrambi essenziali. Se tu fai venir meno l’uno, produci ferite e produci disturbi. Se tu fai venir meno l’altro, produci arretramento e produci disorientamento. Noi le vediamo separate, io le vedo molto più complementari».
Guido Tonelli, fisico e divulgatore
Il dialogo tra arte e scienza
Alphaville 18.02.2025, 11:05
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