Donne e religione, un rapporto non sempre lineare, ad ogni latitudine. Così anche nella Chiesa cattolica. Nel recente Sinodo sulla sinodalità indetto da Papa Francesco e durato tre anni, infatti, si è parlato molto di un maggiore coinvolgimento delle donne senza tuttavia arrivare a cambiamenti sostanziali. La proposta di aprire il diaconato alle donne è stata bloccata da 97 voti contrari, poco più dei due terzi dei consensi. E tutto ciò nonostante sia stato addirittura san Paolo, nel capitolo sedici della Lettera ai Romani, a parlare di Febe, «nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre».
«Per il Papa la Chiesa non è matura», ha detto ad Alphaville, l’approfondimento culturale di Rete Due, Marinella Perroni, docente emerita di Nuovo Testamento presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, già presidente del Coordinamento Teologhe Italiane. «Trovo molto intelligente questa espressione di Papa Francesco – ha continuato –, perché dire che non è matura significa dire che è possibile. È solo questione di tempo».
Dossier: “Donne e religione” (1./5)
Alphaville 28.10.2024, 12:05
C’è poi il tema del poco coraggio di molti teologi. In diversi sarebbero aperti al diaconato femminile, ma non osano dirlo. E ciò ha come conseguenza anche il fatto che, come ha spiegato il teologo Andrea Grillo, professore di Teologia dei sacramenti e di Filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, a Roma, e presso l’Istituto di Liturgia Pastorale dell’Abbazia di Santa Giustina, a Padova, manca una teologia sul ministero ordinato riservato soltanto ai maschi. «Non basta dire che così ha fatto Gesù, che così ha detto il Papa – dice –, perché queste non sono spiegazioni».
Dossier: “Donne e religione” (2./5)
Alphaville 29.10.2024, 12:05
Letizia Tomassone, pastora della Chiesa Valdese di Napoli, coordinatrice di corsi di “Studi femministi e di genere” presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma e appartenente alla Commissione per il Dialogo Interreligioso della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, ricorda come «stiamo per celebrare 1700 anni dal Concilio di Nicea che ci ha regalato il credo cristiano». Molto spesso, il credo, «viene riscritto in termini adeguati al presente». E in questo adeguamento «c’è anche la necessità di dire Dio non solo attraverso un linguaggio sessuato, maschile-femminile, perché il maschile, attributo a Dio nelle preghiere o anche nei testi biblici è un maschile fintamente universale, è un maschile che fa finta di includere anche il femminile e ogni altra identità, ma in realtà trasmette un’idea di maschilità potente, guerresca, dominante». Continua: «Quindi bisogna da un lato uscire da questa trappola del maschile dominante, dall’altro non cadere nella trappola del binarismo di genere. Quindi vedere Dio padre e madre, per esempio, perché non è solo questo». Infatti, come diceva il teologo grande del Novecento Karl Barth «Dio è totalmente altro ed è totalmente altro rispetto alle nostre categorie, comprensioni anche al nostro linguaggio».
Dossier: “Donne e religione” (3./5)
Alphaville 30.10.2024, 12:05
Dossier: “Donne e religione” (4./5)
Alphaville 31.10.2024, 12:05
Dossier: “Donne e religione” (5./5)
Alphaville 01.11.2024, 12:05