Speciali

“Chantez-vous Suisse?” Il progetto radiofonico interregionale della SSR

Cinque giorni di musica all’insegna del multilinguismo svizzero

  • 10 giugno, 11:00
  • 26 giugno, 15:51

I protagonisti si presentano

RSI Cultura 12.06.2024, 16:45

Di: Red.

Cinque musicisti trascorrono insieme cinque giorni presso L’Atelier di Friburgo. Dal 10 al 14 giugno, la SSR ha organizzato la seconda edizione del progetto radiofonico interregionale «Chantez-vous Suisse?». Dopo il successo della prima edizione sul San Gottardo, quest’anno il quintetto di musiciste e musicisti ha trascorso una settimana nella città bilingue di Friburgo. 

Quattro di loro hanno rappresentato le differenti regioni linguistiche della Svizzera, mentre la quinta persona ha rappresentato la parte di popolazione con passato migratorio. Hanno avuto un obiettivo comune: comporre una nuova canzone in quattro o cinque lingue. Una canzone che esprima e racconti il multilinguismo svizzero.  

Inoltre, ogni artista ha scelto una canzone tipica della propria regione linguistica da “portare con sé” a Friborgo. Per la scelta di questi brani artisti e artiste avevano poche indicazioni, l’importante era che scegliessero una canzone che rappresentasse la loro regione linguistica e che la sentissero vicino. Nel corso della settimana questi brani sono stati reinterpretati dal quintetto in versione multilingue. Il progetto ha aperto quindi una finestra culturale e musicale sulle singole regioni linguistiche, mettendo in risalto gli aspetti comuni e le diversità che ci sono fra gli artisti. 

La sfida non è solo quella di comporre musica e testo di una canzone completamente nuova in così poco tempo, ma soprattutto quella di collaborare insieme e comunicare tra di loro. Non tutti infatti parlano la stessa lingua. Alcuni parlano due lingue nazionali, altri solo una, ma uno dei valori svizzeri è quello di trovare compromessi; quindi, anche in campo linguistico, hanno dovuto cercare un denominatore comune.  

Più lingue, una sola canzone

Il Quotidiano 11.06.2024, 19:00

Concerto dal vivo a Friburgo il 14 giugno

Il 14 giugno alle ore 16 presso L’Atelier di Friburgo si è chiusa l’edizione 2024 di “Chantez-vous Suisse?”. Durante il concerto i cinque musicisti hanno suonato per la prima volta il brano che hanno scritto insieme durante la settimana. Anche le reinterpretazioni di cinque brani provenienti da tutte le parti del paese sono state suonate dal vivo. 

Chante-vous Suisse: la nuova canzone di Andrea Bignasca, Claudia Masika, Alizé Oswald, Chiara Jacomet e Dom Sweden

RSI Altri Programmi 15.06.2024, 11:01

“Cinque dita in Maun”: questo è il titolo della nuova canzone

Questo brano incarna il cuore del progetto: lo stare insieme. È una canzone scritta da cinque persone che fra di loro non si conoscevano che si sono trovate a dover affrontare diverse sfide. La canzone celebra infatti il multilinguismo e mette in discussione l’idea che esistano “gli altri”.

Come è nata la nuova canzone

RSI Cultura 19.06.2024, 10:39

I protagonisti dell’edizione 2024  

Il cantante e batterista ticinese Andrea Bignasca ha rappresentato la Svizzera italiana e la cantante e compositrice jazz Chiara Jacomet si è esibita per la Svizzera romancia. La Svizzera tedesca è stata rappresentata dal musicista pop zurighese Dom Sweden, che è solito esibirsi in dialetto zurighese, mentre la Svizzera francese è stata rappresentata dalla cantante e compositrice Alizé Oswald di Nyon. Claudia Masika, cantante e artista keniota che vive in Svizzera da 15 anni ha rappresentato invece la popolazione residente in Svizzera con passato migratorio. 

Dom Sweden arriva dalla Svizzera tedesca. Dominik Wetzel (il suo vero nome) ha 32 anni e viene dall’Oberland zurighese. Dom Sweden è cresciuto bilingue e suo padre viene dall’Ohio, USA. Tuttavia, preferisce cantare in svizzero tedesco piuttosto che in inglese. Dice che non parla l’italiano.

Chiara Jacomet è la Svizzera romancia. La venticinquenne è cresciuta nei Grigioni, in Surselva. Si esibisce solitamente nel duo femminile “ladunna” e con il suo secondo duo si è dedicata completamente al jazz. Predilige cantare in retoromancio, ma anche in inglese. 

La cantante e compositrice di Nyon Alizé Oswald ha rappresentato la regione romanda. La trentacinquenne fa parte del duo pop francofono “Aliose”. Nel 2009 il duo ha pubblicato il loro primo album. Da allora, “Aliose” ha suonato più di 250 concerti, tra cui lo Zermatt Unplugged.  

Per la lingua italiana, dal Ticino, era presente il cantante e batterista Andrea Bignasca. Fin da piccolo Andrea è cresciuto parlando italiano e tedesco. La sua musica però la canta in inglese. Nel 2013 ha iniziato a esibirsi come artista solista. Nel 2024 il cantante, tra rock e blues rock, pubblica il suo quarto album. 

La quinta musicista del gruppo è la cantante e artista Claudia Masika. Ha rappresentato la Svizzera con un passato migratorio. Claudia Masika è originaria del Kenya e vive in Svizzera da 15 anni. Canta in inglese, swahili o luo e suona lo strumento a percussione africano Kalebasse. È stata la nonna a tramadarle la passione per la musica.

Le 5 canzoni che hanno rielaborato con … Gli Altri

Alizé: “Scène noire” di Pascal Auberson 

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Questo brano svizzero-francese dalle note tristi e dal ritmo lento, scritto e composto dal cantante e musicista losannese Pascal Auberson, è una riflessione sul tema della fuga dalla realtà. In che modo una persona può nascondersi o scappare dal mondo reale? Vivendo nella notte, nell’oscurità, perché è solo lì che le persone calano le loro maschere.  

Ascolta la nuova versione di “Scène noire”

RSI Cultura 10.06.2024, 11:00

Andréa Bignasca: “L’emigrante” di Vittorio Castelnuovo  

Andrea Bignasca by Jennifer Dos Santos.jpg

“L’emigrante” non è forse la canzone popolare più conosciuta del cantautore ticinese Vittorio Castelnuovo, autore de “Oh bella verzaschina”, ma è un brano che è rimasto nel cuore di tanti. Lo dice già il titolo: il testo del brano racconta la storia di un uomo che tormentato emigra verso paesaggi a lui sconosciuti. È un uomo che soffre di nostalgia e che alla fine ritorna alle sue origini. “L’emigrante” non racconta solo la storia di un uomo, ma quella di un’intera generazione di persone che hanno deciso di lasciare ciò che conoscevano per trovare lavoro o cercare fortuna 

Ascolta la nuova versione di “L’emigrante”

RSI Cultura 26.06.2024, 10:00

Chiara: “Allas steilas” del poeta Alfons Tuor e del compositore Tumasch Dolf 

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“Allas steilas” nasce come la poesia di uno dei più importanti poeti della Surselva grigionese. Diversi dei testi di Alfons Tour, tra i quali “Allas steilas” sono poi stati messi in musica, soprattutto grazie all’opera del compositore grigionese Tumasch Dolf. In questo brano dai temi leopardiani, l’io lirico si interroga sul significato della breve vita terrestre degli esseri umani e si domanda il perché di tutta questa sofferenza che sta provando. 

Ascolta la nuova versione di “Allas steilas”

RSI Cultura 26.06.2024, 10:00

Claudia Piller: “Malaïka” di Miriam Makeba  

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“Malaïka” è uno dei brani più celebri in swahili, tuttavia, l’identità della persona che l’ha composta rimane un mistero irrisolto. Numerosi artisti hanno interpretato e reso famosa questa canzone a livello internazionale. Tra le versioni più note c’è quella di Miriam Makeba e Harry Belafonte, che l’hanno registrata e pubblicata con il titolo in inglese “My Angel”. Nella versione cantata esclusivamente da Makeba, la canzone assume sonorità dolci e di ispirazione sudafricana, che si sposano perfettamente con le parole di questo inno all’amore. 

Ascolta la nuova versione di “Malaïka”

RSI Cultura 10.06.2024, 11:00

Dom Sweden: “Titelgschicht” dei Subzonic

Pressefoto Dom Sweden - capturedbysimeon.jpg

Quest’anno ricorre il 25º anniversario di “Titelgschicht”, il grande successo della band svizzera tedesca Subzonic. Il brano scelto da Dom Sweden ha segnato la cultura giovanile dei tempi e continua a essere apprezzato per il suo ritmo e le sue sonorità hip-hop. Secondo un sondaggio del 2021 della SRF, “Titelgschicht” è settima fra le 10 canzone più apprezzate dagli svizzeri oggi. 

Ascolta la nuova versione di “Titelgschicht”

RSI Cultura 10.06.2024, 11:00

Chantez-vous Suisse? 2024

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The Best of Chantez-vous Suisse? 2024

RSI Cultura 26.06.2024, 10:00

The Best of Chantez-vous Suisse? 2023

Gli altri 09.06.2024, 15:05

Friburgo e il suo bilinguismo

Il Canton Friburgo, così come anche la città di Friburgo, sono bilingue: si parla sia francese sia svizzero-tedesco. Oltre a queste due lingue ufficiale c’è anche una grande varietà di dialetti. Fra questi c’è il “Bolz”, un dialetto che viene parlato esclusivamente qui. È una mescolanza di francese e svizzero-tedesco che racconta la storia della Basse-ville di Friburgo, la parte bassa della città, quella vicino al fiume Sarine.

È una lingua nata nel 1800 a partire dalle prime migrazioni contadine in città. I primi ad averla parlata sono i bambini nati in questo nuovo contesto in cui svizzeri-francesi e svizzeri-tedeschi hanno iniziato a vivere a stretto contatto fra loro. Quando un idioma nasce a partire da un gruppo sociale ben definito di persone si parla di “socioletto”.

Si presuppone che il termine “Bolz” derivi etimologicamente dal tedesco “Bold”, suffisso che veniva utilizzato per creare parole ed espressioni poco lusinghiere come per esempio Trunkenbold, (“ubriacone”). Questo genere di parole si adattava perfettamente all’immagine che il resto della città di Friburgo aveva degli abitanti della Basse-ville. Infatti, i Bolz (che descriveva coloro che parlavano questo dialetto) venivano guardati con disprezzo da chi viveva nella parte alta di Friburgo. Queste persone, col passare del tempo e l’aumentare del numero di ponti che collegavano la città ai dintorni collinari, hanno smesso di recarsi nella Basse-ville.

L’unica cosa che li attirava verso il basso era la pista di pattinaggio (costruita nel 1914) che attirava i giovani poiché era utilizzata come stadio di casa per l’Hockey Club Gottéron.

Oggi è ancora possibile sentire il Bolz nella Basse-ville. La speranza è quella che questo dialetto continui a rimanere vivo.

Friburgo e l’arte di costruire ponti

Friburgo è insediata su una sorta di penisola, motivo per il quale è una città dai mille ponti… o meglio: dai 36 ponti. È una delle città europee con più ponti e nonostante le sue dimensioni ridotte è al pari di metropoli come Londra e Parigi.

Uno dei ponti più importanti è il Viaduc Grandfey. La sua storia inizia nel 1800, negli anni in cui sta venendo costruita la linea ferroviaria che collega la Svizzera orientale a quella occidentale. Questa nuova via che andava dal Lago di Costanza a Ginevra doveva attraversare il Canton Friburgo. Le opzioni erano due: farla passare dalla valle della Sarina, molto vicina alla città di Friburgo, oppure per la valle della Broye, più verso il Canton Vaud.

L’assemblea Federale ha optato per la prima con 59 voti contro 47.

Inizialmente il ponte che viene costruito è in ferro ma con gli anni lo hanno rimodernato costruendone uno nuovo in cemento, senza però mai fermare il traffico ferroviario. Tra il 1925 e il 1927, anni della ristrutturazione, i treni hanno continuato a viaggiare indisturbati.

Oggi il ponte è percorribile anche a piedi grazie a una passerella pedonale sotto i binari. È lungo circa 250 metri e alto 80: non è una passeggiata per chi soffre di vertigini.

Quando si parla di “Graben” si parla di ponti

Il Viaduc Grandfey è un simbolo della città di Friburgo non solo poiché racconta una parte di storia ferroviaria Svizzera ma anche perché demarca il Röstigraben.

“Röstigraben”, che potremmo tradurre con “barriera dei rösti”, è un’espressione che indica un confine simbolico che separa a livello politico, culturale e linguistico le persone svizzere tedesche da quelle svizzere francesi. È un termine che è apparso negli anni ’70 nei media svizzero-tedeschi che si rifà all’immagine della Sarine, fiume attraversato proprio dal Viaduc Grandfey, che a livello geografico separa il francese dallo Schweizerdeutsch. Infatti, quando il treno sta attraversando questo ponte ci sono genitori che ai propri figli dicono: “Ecco, ora stiamo attraversando il Röstigraben”.

In Svizzera non c’è solo il Röstigraben…

Questa settimana durante la diretta radiofonica di “Chantez-vous” Suisse è venuto a trovarci in trasmissione il dialettologo e collega di SRF André Perler. Grazie a lui abbiamo potuto scoprire i diversi “Graben” che ci sono oggi in Svizzera.

Tutti prendono spunto dalla gastronomia:

  •  Il Polentagraben: separa la Svizzera-italiana dal resto della Svizzera;

  •  Il Pizzoccherigraben: separa chi nel Canton Grigioni parla italiano da chi parla romancio o Schweizerdeutsch;

  •  Il Capunsgraben: separa i Grigioni dalla Svizzera tedesca.

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