Musica italiana

Simona Molinari a Bellinzona con “La donna è mobile”

Debutta questa sera al Sociale lo spettacolo in cui la cantautrice napoletana riflette sull’emancipazione femminile

  • 5 aprile, 11:05
19:24

Simona Molinari 

Tra le righe 03.04.2025, 15:30

  • Courtesy: Simona Molinari
  • Natascia Bandecchi e Sarah Tognola
Di: Natascia Bandecchi/Sarah Tognola/Red. 

Fine settimana ricco di eventi per Simona Molinari, che ieri ha pubblicato una nuova versione della sua Nell’aria e questa sera è attesa sul palco del Teatro Sociale di Bellinzona con lo spettacolo La donna è mobile.

Cantautrice napoletana, in vent’anni di carriera si è mossa tra pop, jazz e swing. Sette gli album pubblicati, a cui aggiungere partecipazioni al Festival di Sanremo e molti premi vinti, tra cui due Targhe Tenco, prestigioso riconoscimento della canzone d’autore. Ha collaborato, tra gli altri, con Raphael Gualazzi, Peter Cincotti, Gilberto Gil, Ornella Vanoni e Andrea Bocelli. È anche attrice, con ruoli in cinema e teatro, e mamma di Anita. «Mamma mia, ma da quanti anni vivo?» è stata la sua reazione, divertita, alla corposa presentazione fatta a Tra le righe, «Una vita intensa, devo dire. Ma tutto questo non sarebbe niente se non fosse per l’entusiasmo che ancora mi porto addosso. E questo è per me il più grande successo».

La donna è mobile parte dagli studi che Molinari ha condotto su grandi figure femminili della musica, come Ella Fitzgerald e Mercedes Sosa. Ognuna di loro le ha lasciato qualcosa, così «a un certo punto mi è venuto in mente di ringraziare un po’ tutte quelle donne che con la musica hanno raccontato un modo diverso di essere donna. E ho creato questo spettacolo, che si può inserire nel teatro canzone perché sono dei racconti ironici, divertenti, fino a diventare anche intensi, che si alternano con della musica. È uno spettacolo che testiamo a Bellinzona per la prima volta, e sarà bello vedere come risponderà il pubblico».

Raccontare l’emancipazione femminile attraverso le interpretazioni di grandi donne per mostrare la via verso la libertà di essere sé stesse, senza subire i condizionamenti di quello che lei identifica ne «l’uomo bianco». Rispetto a queste pressioni, osserva però dei cambiamenti: «La cosa bellissima di oggi è cominciare a vedere che molti uomini sono i primi alleati delle donne, e desiderano per loro la libertà totale. Chiaramente noi viviamo in una società libera, in Italia e in Svizzera, quindi potrebbe sembrare un discorso anacronistico. Però la libertà di cui parlo è proprio quella di essere donna anche in ambienti lavorativi, di comportarsi da donna e di avere soprattutto gli stessi diritti».

Il discorso non dev’essere inteso in termini di contrapposizione. Lo spunto per questa precisazione viene dalla presenza della figlia Anita, che sarà con lei a Bellinzona. «La cosa importante è di non passarle il messaggio che siamo uomini contro donne, che è il grande rischio del femminismo preso in maniera superficiale. La prima emancipazione va fatta tra donne: è proprio la donna che deve cominciare a percepirsi e, soprattutto, a comportarsi senza pensare di essere prima di tutto una donna, ma considerandosi persona e conoscendo i propri diritti, studiando e capendo. Insomma, non aspettandosi dall’alto delle cose, ma andandosele a prendere. Questo è un atteggiamento forse più maschile, che la donna deve cominciare a far suo, altrimenti rischia sempre di subire il cosiddetto patriarcato. Invece deve cominciare a fare delle azioni concrete».

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