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Consumo del suolo in Svizzera: i dati sono allarmanti

Tra il 1985 e il 2018, le superfici d’insediamento sono aumentate del 31%, con una media di nove campi da calcio edificati ogni giorno

  • Oggi, 07:00
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Di: Red. / Enrico Bianda 

L’ultima statistica svizzera sul consumo del suolo risale al 2018 e dati non sono rassicuranti. Tra il 1985 e il 2018 le superfici di insediamento sono aumentate del 31%, con una media di nove campi da calcio edificati ogni giorno.

Il suolo è un ecosistema cruciale per la vita sul pianeta. È fondamentale nei cicli dell’acqua, del carbonio, del potassio, dell’azoto. Il suolo è il più grande regolatore climatico nel mondo delle terre emerse, produce il 95% del nostro cibo, il 99% delle calorie umane che noi assimiliamo.

È stato calcolato che in Svizzera ogni giorno scompaiono fino a 11 ha di superficie coltivata, ossia 1.3 m2 al secondo. Ogni anno solo in Ticino, 1.5 km2 di terreno vengono coperti da edifici, strade e altre infrastrutture.

L’espansione della superficie impermeabilizzata è preoccupante e gravida di conseguenze ambientali. Infatti, una superficie cementificata aumenta la quantità d’acqua in superficie di sei volte e questo vuol dire che il rischio di alluvioni cresce in modo esponenziale. Con un consumo medio annuo dello 0,06% la Svizzera è tra i Paesi che maggiormente impermeabilizzano il suolo (l’Italia per esempio si attesta allo 0,02%), con un espansione del paesaggio costruito che si fa sentire in modo precipuo nei fondovalle, e di conseguenza nel Canton Ticino.

Gli edifici, le strade, le autostrade prendono il posto di altre superfici come potrebbero essere quelle naturali oppure le superfici agricole. Assistiamo dunque a un’espansione urbana. Le città si allargano fuori dei loro confini e se pensiamo al Ticino questo è un dato molto critico perché in fondo noi abitiamo sul fondovalle. Non tutto lo spazio del Ticino è soggetto a questo consumo di suolo. Ma lo spazio di fondovalle, che è il più raro e dove ci sono le città, è molto sollecitato in questo in questo senso. (Simone Orlandini, docente all’Accademia di Architettura, responsabile dell’Osservatorio dello Sviluppo territoriale cantonale)

Tra le conseguenze negative del consumo di suolo fertile tramite l’edificazione figura la perdita di suolo agricolo e la scomparsa di biotopi, zone umide, prati secchi e terreni naturali in genere che sono essenziali per la sopravvivenza delle specie animali e vegetali e quindi per il mantenimento della biodiversità. Le superfici disponibili diventano sempre più esigue, si riducono gli spazi liberi a scapito della natura e del benessere individuale e collettivo. In particolare negli ultimi decenni lo sfruttamento del suolo è aumentato in maniera esponenziale senza badare troppo alle conseguenze.

La Svizzera si è posta l’obiettivo di arrivare a zero consumo di suolo entro il 2050. L’orizzonte è molto ampio e non sembra essere sufficiente.

In un Paese così delicato come la Svizzera non riesco a pensare che manchino le risorse per creare un osservatorio costante sull’uso del suolo. Il 2050 è troppo distante per poter pensare di arrivare spiaggiati a questa data. Tra l’altro l’idea del consumo di suolo netto pari a zero è ambigua e non vuol dire che si azzera veramente. Noi dobbiamo monitorare incessantemente la situazione, perché non c’è molto tempo per farlo. Il mio suggerimento è quello di immediatamente dare vita a un osservatorio che possa fornire risposte certe su come avviene il consumo di suolo, quali sono i suoli che vengono urbanizzati, perché non basta dire consumo di suolo, ma bisogna anche capire se vengono urbanizzati i prati piuttosto che i campi agricoli e che tipo di campi agricoli ovvero quali agricolture vengono dismesse. (Paolo Pileri, docente di Usi del suolo e effetti ambientali al Politecnico di Milano, autore del libro scrive su Altreconomia proprio di questi temi ed è da poco uscito il suo libro “Dalla parte del suolo”, edito da Laterza).

La prima causa dell’aumento delle superfici impermeabilizzate in Svizzera è riconducibile all’avanzata di asfalto e cemento nei terreni coltivi: la statistica della superficie mostra che più della metà dei suoli impermeabilizzati di recente era un tempo occupata da vegetazione erbacea finalizzata alla produzione alimentare e di particolare importanza per la biodiversità.

Il secondo motivo alla base della crescente impermeabilizzazione è l’edificazione delle aree insediative, il che è da ricondurre in particolare allo sviluppo centripeto degli insediamenti. Poco più di un quinto dei suoli ora impermeabilizzati era una volta coperto da aiuole e prati oppure occupato da alberi e piccole strutture; spazi verdi che venivano utilizzati per attività ricreative, costituivano habitat per la flora e la fauna, offrivano un riparo fresco durante i periodi di canicola oppure assorbivano la pioggia in caso di forti precipitazioni.

(Fonte: UFAM, Ufficio federale dell’ambiente)

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