“Se ha intenzione di scrivere romanzi, una donna deve possedere denaro e una stanza tutta per sé”, diceva Virginia Woolf nella sua “Stanza tutta per se”, uno dei libri in questi giorni ripescati dall’oro della letteratura come una chiave di questa giornata. Che pone sullo stesso piano il combinato disposto di tre elementi oggi per la donna, il tempo, il proprio spazio, la parità di genere nelle stratificazioni del mondo. Simbolo di progresso, lotte ed emancipazione femminile, la Giornata internazionale per i Diritti delle donne e per la pace internazionale, che si celebra l’8 marzo, ufficialmente istituita nel 1977 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, rappresenta un traguardo fondamentale nella storia dei diritti delle donne. Nel corso del XX secolo, le donne hanno combattuto per ottenere il diritto di voto, l’accesso all’istruzione, l’uguaglianza salariale e migliori condizioni lavorative. La loro tenacia ha portato a conquiste storiche, migliorando la vita di milioni di donne in tutto il mondo.
L’8 marzo e l’accesso delle donne a ruoli dirigenziali: i pregiudizi sociali e culturali sono ancora un ostacolo?
Controcorrente 07.03.2025, 11:47
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Oggi, la Giornata Internazionale della Donna non è solo un momento di celebrazione, ma soprattutto un’occasione per riflettere sulle conquiste ottenute e sulle sfide ancora aperte. Nonostante i progressi, la parità di genere è ancora lontana in molte parti del mondo. Tra i problemi più urgenti ci sono il divario salariale tra uomini e donne, la scarsa rappresentanza femminile in politica e nei ruoli di leadership. Anche se l’ultimo rapporto del Council on Foreign Relations la rappresentanza femminile nel mondo cresce lentamente ma sensibilmente: oggi ricoprono posizioni governative in 195 stati nazionali. Anche nella Chiesa, dove per la prima volta nella storia una donna è stata nominata a capo di Dicastero del Vaticano. Urgente sottolineare, piaga delle piaghe la recrudescenza della violenza di genere e il femminicidio, la discriminazione sul lavoro e nelle opportunità di carriera.
Le origini della Giornata della Donna sono spesso avvolte da miti e narrazioni non del tutto corrette. Uno dei più diffusi racconta di un incendio scoppiato l’8 marzo 1908 in una fabbrica tessile di New York, nel quale sarebbero morte centinaia di operaie rimaste intrappolate.
Il primo 8 marzo ufficiale si celebrò nel 1911 in diversi Paesi, tra cui Germania, Austria, Svizzera e Danimarca. Dovettero passare quasi 70 anni perché l’ONU riconoscesse ufficialmente l’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna, invitando tutti gli Stati membri a celebrare la giornata per promuovere i diritti femminili e l’uguaglianza di genere.
L’8 marzo di ieri e di oggi
Controcorrente 08.03.2023, 11:45
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In Italia, la prima celebrazione ufficiale risale al 1922, su iniziativa del Partito Comunista Italiano, ma fu solo nel 1946, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che la giornata prese maggiore rilievo grazie all’Unione Donne Italiane (UDI). Fu in quell’occasione che venne adottata la mimosa come simbolo della ricorrenza, scelto per la sua fioritura precoce e per essere economico e facilmente reperibile.
Oggi delle mimose si farebbe volentieri a meno, in cambio di una maggiore equità sui principali campi di lotta femminile. Il lavoro ad esempio. In Italia, ad esempio, le donne che non lavorano sono il 47 su 100, ciò significa anche che quasi una donna su due non può contare su una propria autonomia finanziaria, condizione che la rende inevitabilmente dipendete da qualcun altro, marito o compagno che sia.
Questione tempo. Nonostante i progressi verso l’uguaglianza di genere, le donne continuano a sostenere un carico significativo di lavoro non retribuito, influenzando negativamente il loro tempo libero e il benessere personale.
Secondo dati recenti, le donne italiane dedicano in media 3 ore e 55 minuti al giorno al tempo libero, mentre gli uomini ne usufruiscono per 4 ore e 47 minuti. Questa differenza si riduce nei gruppi a più alto reddito, scendendo a 31 minuti nella classe dirigente, ma aumenta a oltre un’ora nelle famiglie a basso reddito e nelle famiglie tradizionali della provincia italiana.
Questa disparità è strettamente legata alla distribuzione del lavoro domestico e di cura. In Italia, le donne si fanno carico del 76,2% del lavoro familiare totale, che comprende attività come cucinare, pulire la casa e prendersi cura dei bambini e degli adulti conviventi. Gli uomini italiani, al contrario, risultano tra i meno attivi nel continente nel lavoro familiare, dedicando a tali attività una quota significativamente inferiore della propria giornata.
Questa situazione non solo limita il tempo libero delle donne, ma incide anche sulle loro opportunità lavorative e sulla qualità della vita. Il carico di lavoro non retribuito può portare le donne a privilegiare il lavoro part-time e a essere meno disponibili per straordinari, contribuendo al divario retributivo di genere. In Italia, si stima che le donne percepiscano un reddito annuo tra il 50% e il 70% dello stipendio medio degli uomini.
È fondamentale promuovere una più equa distribuzione delle responsabilità domestiche e di cura, incoraggiando politiche che favoriscano la conciliazione tra vita lavorativa e privata, come il congedo parentale condiviso e servizi di supporto alle famiglie. Solo attraverso un impegno congiunto di istituzioni, aziende e individui sarà possibile garantire alle donne il tempo e le opportunità necessarie per il loro benessere e la loro realizzazione personale. Che è un processo, non una posizione di rendita, perchè la storia lo ha negato. Del resto, come diceva Simone de Beauvoir: “Non si nasce donna: si diventa”.
8 marzo: dalla parte delle donne iraniane - Il Grande Innario Cristiano
Segni dei tempi 08.03.2025, 12:00