Società

L’ansia da cambiamento climatico è un fenomeno clinicamente riconosciuto

Cosa si intende per ecoansia o ansia per cambiamento climatico? Da quando e perché si è cominciato a parlare di ecoansia?

  • Oggi, 08:21
  • 2 ore fa
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  • Keystone
Di: Red./Alessandra Bonzi 


Uno dei primi e più citati articoli scientifici sull’argomento, pubblicato nel 2011 sulla rivista American Psychologist, descrisse gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla salute mentale e sul benessere delle persone. Fu scritto da una ricercatrice e un ricercatore statunitensi, Susan Clayton e Thomas J. Doherty, esperti in un campo di studi che unisce psicologia e scienze ambientali.

Si parla di ecoansia quando l’ansia diventa un fenomeno clinicamente significativo, difficile da controllare e in grado di interferire con la capacità di una persona di dormire, lavorare o socializzare.

Nel 2021 la rivista scientifica Lancet pubblicò uno dei più ampi studi di sempre sulla diffusione dell’ecoansia nella popolazione mondiale giovanile, condotto su un campione di 10mila persone di età compresa tra 16 e 25 anni in dieci paesi. Ai partecipanti fu chiesto di esprimere attraverso un questionario idee e sentimenti riguardo al cambiamento climatico. Il 59 per cento si definì «molto o estremamente preoccupato» e l’84 per cento almeno «moderatamente preoccupato». Matteo Innocenti, psicoterapista ed “ecoterapista” fotografa in questo modo il fenomeno clinico dell’ecoansia.

I nostri singoli atti quotidiani sono molto importanti ma io cerco sempre di dire in terapia che devono essere fatti perché è giusto che vengano fatti non perché spero di avere un risultato, perché se cerco il risultato (visto che siamo più di 8 miliardi e che le decisioni, soprattutto economiche, finanziarie, climatiche le prendono in poche centinaia) si rischia di sentirsi impotenti e di cadere in quella che è l’eco paralisi dell’emozione, uno stato emotivo e comportamentale in cui si è consapevoli ma ci si sente allo stesso tempo in ansia, ci si sente impotenti, ci si sente frustrati, si prova un fatalismo tale per cui è andata così e non si fa più niente. Quindi si soffre, si viene in terapia e tante volte non si mettono più in atto quei comportamenti ambientali che magari sono delle gocce nel mare, ma fra farle, non farle cambia tanto. (Matteo Innocenti, psicoterapista ed “ecoterapista”).

Alessandra Bonzi approfondisce il tema dell’ecoansia con due ospiti, Serena Barello, direttrice del Laboratorio di psicologia della salute dell’Università di Pavia, che ha coordinato un’indagine sull’eco-ansia nei bambini e Matteo Innocenti, psicoterapista ed “ecoterapista” ed autore del libro “Ecoansia - I cambiamenti climatici tra attivismo e paura”.

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Il giardino di Albert 16.11.2024, 18:00

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