Società

L’attualità di Malcolm X

A sessant’anni dal tragico assassinio, Malcolm X rimane una figura centrale nella lotta per l’uguaglianza degli afroamericani

  • Ieri, 16:50
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Di: Red./Cristina Artoni 

Sessant’anni fa, il 21 febbraio 1965, Malcolm X, nato Malcolm Little -  attivista e politico statunitense, leader nella lotta degli afroamericani per i diritti umani - fu assassinato durante un discorso pubblico a Harlem, all’età di 39 anni, con sette colpi di arma da fuoco. 

Malcolm X resta una figura centrale nel dibattito sull’uguaglianza e sulla memoria delle lotte degli afro discendenti nel corso della sua vita. Malcolm X è stato molte cose: un giovane ribelle cresciuto tra violenza e discriminazione, un predicatore carismatico della National Islam, la setta nata negli Stati Uniti che rilegge la storia del popolo nero come iniziatore delle civiltà della stessa religione islamica. Un rivoluzionario capace di rimettere in discussione le proprie convinzioni per abbracciare un orizzonte politico più ampio e inclusivo. Il suo pensiero ha infatti attraversato una trasformazione radicale: dal separatismo nero ispirato alla dottrina della National Islam, a una visione più ampia che lo ha portato a connettere di fatto la lotta degli afroamericani con i movimenti anticoloniali in Africa e nel mondo.

«La figura di Malcolm X è una delle figure dominanti della storia americana del XX secolo. È stato un criminale, un predicatore, un leader politico e infine è diventato dopo il suo assassinio anche una vera e propria icona per intere generazioni di giovani afroamericani, che in lui hanno visto un certo radicalismo che in qualche modo era stato tentato di sopire rispetto alla battaglia per i diritti civili degli afroamericani nel negli Stati Uniti. E, forse, per capire il fenomeno di Malcolm X, una delle strade da percorrere per riflettere sulla sua importanza ancora attuale, sia andare un alla fonte della sua rabbia, che poi si è trasformata nel suo carisma dopo l’esperienza del carcere. Malcolm X non è un santo, non è un eroe, ma è un uomo che senz’altro si è reinventato ed è riuscito a dare risposte, voce e corpo alle istanze più profonde dell’America nera. Giornali come rispettabili come New York Times davano di lui una pessima rappresentazione come nemico pubblico. Poi nel tempo, attraverso la cinematografia e i libri, quest’immagine è anche stata in parte edulcorata ed è arrivata ancora a noi oggi, soprattutto per merito del suo linguaggio politico».
Gabriele Santoro, giornalista e autore di Rabbia e giustizia sull’attualità di Malcolm X

Sappiamo che Malcolm X aderì alla Nation of Islam, una setta sincretista nata negli Stati Uniti trent’anni prima di Malcolm che rilegge la storia del popolo nero come iniziatore della civiltà e della stessa religione islamica, costretto dall’uomo bianco a una misera decadenza. Poi in seguito si avvicinerà all’islam sunnita. Qual è stato il ruolo della religione nel pensiero e nell’azione di Malcolm X?

«Spesso le figure di Malcom X e di Martin Luther King vengono separate più di quanto più di quanto in realtà sia stato. Il piano religioso del pastore battista Martin Luther King e invece quello di Malcolm X rispetto all’Islam mostra come ci fossero due due vie differenti e in questo c’era anche la differenza della radicalità, dell’accettazione che poi in parte veniva appunto data rispetto al cristianesimo della posizione di Malcolm X. Quindi la religione in realtà diventa un terreno per praticare l’ideologia anche politica, perché appunto di fronte all’impossibilità di interagire con una religione civile o comunque una realtà politica che in quella fase non dava ascolto alle istanze degli afroamericani. Il campo religioso diventa insomma un campo di battaglia, un luogo in cui poter cercare di affermare i propri valori e principi. E poi credo sia interessante riflettere sull’evoluzione del percorso di Malcolm X, in che modo lui si sia poi separato soprattutto dalla leadership della Nation of Islam, uscendo da quel settarismo e cercando anche appunto di costruire piattaforme di lotta globale».
Gabriele Santoro, giornalista e autore di Rabbia e giustizia sull’attualità di Malcolm X

L’attualità della figura di Malcolm X, secondo Gabriele Santoro, è innegabile: «C’è un’immagine che può essere molto simbolica rispetto a questo. Nell’autobiografia viene raccontata questa scena di lui che si stira i capelli per non averli come gli afroamericani. Lui racconta appunto che era entrato a far parte di quella moltitudine di uomini e donne che in America sono spinti con ogni mezzo a credere che i neri siano inferiori e bianchi superiori, fino al punto di mutilare e distorcere i loro corpi nel tentativo di sembrare graziosi secondo i criteri di giudizio dei bianchi. Questa questione è ancora oggi un tema decisivo d’attualità politica. L’idea di decostruire un concetto di inferiorità dei neri rispetto ai bianchi negli Stati Uniti è un pensiero che è ancora attualissimo, la questione è ancora apertissima».

Rispetto al movimento del Black Power la figura di Malcolm X è stata decisiva per il riconoscimento della dignità degli afroamericani e della popolazione nera tutta, con conquiste che hanno segnato la sua epoca e quelle successive:

«Malcolm X trasformò proprio la lingua rispetto alla battaglia per il riconoscimento dei diritti civili. In qualche modo inventò un vocabolario che caratterizzava anche la sua azione. Il linguaggio soprattutto politico sappiamo quanto sia importante per provocare delle rotture rispetto a forme di oppressione e di controllo. Ecco in questo insomma lui riuscì a creare una consapevolezza anche a livello di linguaggio, riuscì a a spingere il linguaggio popolare degli afroamericani e fuori da dove era circoscritto. L’eloquenza del suo linguaggio, la sua sua capacità di lavorare su quel piano divenne veramente una costruzione di senso che ebbe un impatto politico a partire proprio dalle sue parole, dal suo lessico».
Gabriele Santoro, giornalista e autore di Rabbia e giustizia sull’attualità di Malcolm X

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  • Keystone
  • Cristina Artoni

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