Società

La crisi della figura paterna

Dal padre padrone al padre accudente, un percorso per nulla scontato

  • 01.03.2024, 07:43
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Di: Franco Brevini 

In Messico. L’esclamazione Che padre significa grande, fantastico! Che meraviglia! In inglese diremmo How cool how nice that’s great. Questo modo di dire affonda le sue radici nella storia dell’America Latina, dove in gravidanza le native e conquistadores avevano generato un’infinità di figli cresciuti solo con la madre. Quei ragazzi vedevano il padre come una figura favolosa, desiderata ma spesso mai incontrata.

L’entusiasmo consegnato all’espressione idiomatica messicana non sembra molto condiviso nella società contemporanea, dove proprio l’immagine tradizionale del padre ha subito un declino che si è rivelato il preludio di una radicale riconfigurazione. Forse pochi altri attori della scena familiare sono stati investiti da trasformazioni altrettanto radicali che hanno cambiato il modo di vivere della gente.

Papà Goriot, il protagonista dell’omonimo romanzo di Balzac, aveva prefigurato come disastrosa l’eclisse dei padri: “La patria perirà se si mettono i padri sotto i piedi. È chiaro. La società, il mondo si fondano sulla paternità. Tutto crolla se i figli non amano i padri”.

In realtà, poco più di un secolo dopo, nel 68, la ribellione al padre venne vissuta come la liberazione da una figura che era sinonimo di coercizione e di sopraffazione, era ostacolo alla libertà e autonomia. Oggi però, il rifiuto del padre sta presentando i suoi conti nella società senza padri, come è stato definito. La presenza invadente di un tempo ha ceduto il passo alla latitanza. Anche se il padre continua a essere una figura ingombrante quanto ineludibile. Perché? Perché strategica nella formazione del soggetto, legata ai dilemmi della coscienza, inseparabile dalla trasmissione dell’eredità.

In crisi sono oggi i ruoli che spettano tradizionalmente a entrambe le figure del riferimento parentale, perché le difficoltà dell’una comportano inevitabilmente il riposizionamento dell’altra. A essere finita per sempre in soffitta è l’immagine del padre come esclusivo depositario dell’autorità e della responsabilità. A fronte di una madre invariabilmente amorevole e accogliente.

Tutto era cominciato con la rivoluzione industriale che aveva eletto la fabbrica e la città come sedi del lavoro cui si è raggiunta l’esperienza dell’emigrazione all’origine della figura della Vedova Bianca.

A rendere ancora più drammatica l’assenza del padre breadwinner cioè quello che guadagna il pane, avrebbero provveduto le due guerre mondiali, nel corso delle quali furono le madri a doversi accollare anche i compiti dei padri lontani, quando purtroppo non inghiottiti dalla tragedia bellica.

Il lavoro di entrambi i genitori, che era cominciato già nell’industria ottocentesca, divenne nel secondo dopoguerra una ineludibile necessità sociale e contribuì più di ogni altra cosa a smantellare la famiglia mono focale, sostituendola con una famiglia bifocale in cui il padre cessava di essere il pilastro economico che era sempre stato.

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La crisi della figura paterna 

Laser 10.09.2024, 09:00

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  • Franco Brevini

“Gli anni 80 -come ci dice il sociologo Roberto Luisardi- segnano l’apoteosi di questo processo di emancipazione della donna, e più in generale del soggetto che cerca di liberarsi da tutti i giochi della tradizione. E gli anni 80 con il neoliberismo, con la deregulation, con il tema della flessibilità nel mondo del lavoro rompe i modelli tradizionali e li mette in crisi e quindi genera una forte ondata libertaria che porta ad un cambiamento nelle aspettative di ruolo. Quindi le persone -uomini e donne- si trovano sempre di più a giocarsi il loro ruolo nella quotidianità, ricostruendo i modelli, i comportamenti, a partire dalla relazione con l’altro, più che dando per scontato modelli acquisiti per tradizione”.

Con il lavoro di entrambi i coniugi, il venire meno della asimmetria della vecchia famiglia poteva contare su un elemento strutturale che attribuiva un nuovo peso alle rivendicazioni della lotta per l’eguaglianza delle donne. Le donne uscivano dalla sfera del privato per conquistarsi nuovi spazi in quella pubblica e viceversa. I padri facevano il loro ingresso anche nella sfera del privato, degli affetti, della cura. Dalla specializzazione si passava insomma alla condivisione dei ruoli.

Sono stati soprattutto alcuni psicologi a cogliere nella società senza padri il bisogno di tornare a fare i conti con il padre, ripensando la normativa paterna all’interno di un sistema familiare mutato in cui risultano sempre più anacronistici i saperi forti implicati dal vecchio padre autoritario. Partendo dal gesto di Ettore che leva orgogliosamente il figlio nell’Iliade, lo psicanalista Luigi Zoja si è soffermato sulla rarefazione del padre. Il suo libro del 2000 reca come sottotitolo Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre. Numerosi anche i libri di un altro popolare psicanalista, Massimo Recalcati. Ricordo due titoli Cosa resta del padre e Il complesso di Telemaco, Genitori e figli dopo il tramonto del padre.

In un clima (in cui le spinte tradizionaliste si vanno facendo più frequenti) è viva la preoccupazione, a fronte dei padri di oggi, che per una ragione o per l’altra, avrebbero smesso di fare il loro lavoro. Non è un caso che il problema del padre, il bisogno del padre, abbia potuto imporsi come una delle grandi questioni, uno dei grandi temi della cultura contemporanea. Su questo tema è illuminante quanto ci dice Daniela Barni, docente di Psicologia sociale: “il padre ha da sempre un ruolo fondamentale all’interno del familiare. Certo è cambiato e mutato in maniera drastica e drammatica nel corso del tempo. Dal padre padrone della patria potestà siamo passati oggi a una figura di padre che è tornato invece ad una forma di accudimento primario. Tutte le ricerche nell’ambito della psicologia mostrano, soprattutto le più recenti, come l’attaccamento al padre sia altrettanto vitale dell’attaccamento alla madre. Ecco perché, se da un punto di vista culturale, sociale, forse stiamo marciando troppo rapidamente nel liquidare la figura del padre da un punto di vista psicologico la sua fondatezza è indiscutibile. Anzi, ricordiamoci che quando sottolineiamo la mancanza, la mancanza all’interno del mondo psicologico acquista un potere straordinario”.

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