Società

Medicina di genere, come colmare le disparità in ambito sanitario  

Nonostante le loro differenze, donne e uomini tendono ad essere curati allo stesso modo - Il motivo principale è che la medicina è tradizionalmente dominata dagli uomini

  • Oggi, 08:25
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medicina di genere

«Negli ultimi due secoli, l’aumento dell’aspettativa di vita – sia per gli uomini che per le donne – è stato un enorme successo. L’aspettativa di vita globale è aumentata da 30 a 73 anni tra il 1800 e il 2018. Ma questo non è il quadro completo. Una donna trascorre in media nove anni in cattive condizioni di salute, il che influisce sulla sua capacità di essere presente e/o produttiva a casa, nel mondo del lavoro e nella comunità e riduce il suo potenziale di guadagno». Lo studio presentato al Word Economic Forum di quest’anno “Chiudere il divario di salute delle donne: un’opportunità da 1.000 miliardi di dollari per migliorare vite economiche” pubblicato dal McKinsey Health Institute in collaborazione con il World Economic Forum Centre for Health and Healthcare introduce così un tema più che mai attuale: la disparità di genere in ambito sanitario e la necessità di maggiori investimenti nella medicina di genere.

Ma partiamo dall’inizio. Con medicina di genere si intende una specializzazione che si occupa degli influssi del sesso biologico (ad esempio come influiscono i geni e gli ormoni) sulla salute e sulla malattia. La medicina di genere riguarda la ricerca di base e la prevenzione, la diagnostica, il modo in cui le malattie si manifestano e come debbano essere trattate. Tutt’oggi, nonostante le loro differenze, donne e uomini tendono ad essere curati allo stesso modo. Il motivo principale è che la medicina è tradizionalmente dominata dagli uomini; le posizioni di comando negli studi medici, negli ospedali e nelle università erano (e spesso sono ancora) occupate dagli uomini. Di conseguenza le informazioni contenute nei libri di testo, nelle linee guida e negli approcci terapeutici dovrebbero e devono essere riconsiderate in base al sesso del paziente. Il problema è che i dati differenziati sono rari e si parte dai laboratori. Si capisce come la medicina nasce per il “paziente standard”, che è sostanzialmente un paziente maschio, un uomo con delle determinate misure, con un’altezza stabilita, un peso stabilito, una provenienza etnica stabilita e intorno a quest’uomo (che in realtà poi non esiste o è rappresentativo di un’assoluta minoranza) ci sono i manuali che vengono poi utilizzati nelle scuole di medicina, le pratiche mediche, gli stessi farmaci vengono disegnati, studiati e sperimentati. Questo comporta che per le donne ci sia una sorta di sanità di serie B, perché sono costrette a curarsi con dei farmaci che non vengono testati su di loro, ma quasi sempre su pazienti maschi, ma ancora prima su animali da laboratorio che sono di sesso maschile.
Questo ha un motivo economico: i test sui maschi costano meno e sono più brevi perché avendo un ciclo ormonale molto semplice, richiedono meno tempo per superare gli studi clinici, mentre per le donne, come noi sappiamo, col ciclo mestruale, con tutte le differenze che ci sono nel mese, questi studi sarebbero molto più lunghi. .

Alessandra Bonzi ha approfondito il tema insieme a Valentina Sartori del McKinsey Health Institute e Emanuela Griglié, giornalista scientifica che, con Guido Romeo, ha pubblicato Per soli uomini-il maschilismo dei dati dalla ricerca scientifica al design (Codice Edizioni).

Chiudere il divario di genere in medicina

Il giardino di Albert 09.03.2024, 18:00

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