Il libro Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia (pubblicato da Armando Dadò Editore) illustra gli importanti eventi che in poco più di vent’anni, tra il 1950 e il 1970 hanno totalmente cambiato il volto della Vallemaggia con un’opera di portata colossale. Volto che ha subito ferite, traumi e tragedie, che non vanno dimenticate, ma che oggi possono essere mostrate con orgoglio. E il volume serve a questo: a ricordare, a valorizzare e guardare avanti.
Io credo che oggi la situazione è assai in equilibrio. E direi anche che queste ferite inferte al momento della costruzione, naturalmente in una montagna vergine, in pratica oggi costituiscono dei monumenti nel territorio. Queste dighe incastonate fra le montagne costituiscono una grossa attrazione anche dal punto di vista, se si vuole, paesaggistico. Non danno assolutamente più fastidio, anzi costituiscono un’attrazione e un’opportunità per il turismo, un’attrazione che potrebbe essere anche valorizzata. (Elio Genazzi, presidente del Museo di Vallemaggia)
Il volume riunisce le prospettive di venti autori, ciascuno con il proprio sguardo critico e specialistico, e fornisce un viaggio che va oltre la cronaca: dalla “valle com’era” alla costruzione imponente degli impianti idroelettrici agli interrogativi sul loro futuro, in un contesto mondiale segnato dai cambiamenti climatici, dalle crisi energetiche e dai nuovi orientamenti della politica.
Con una narrazione che intreccia storia, economia, ambiente e antropologia, il libro offre una visione completa delle sfide e delle opportunità legate alla gestione delle risorse idriche, tra passato, presente e un futuro ancora tutto da scrivere. Un’opera destinata a chiunque voglia comprendere le implicazioni di una delle infrastrutture energetiche più iconiche del nostro Paese.
Le Officine Idroelettriche della Maggia SA sono tra le più importanti società di produzione di energia idroelettrica della Svizzera e da oltre 70 anni coprono il fabbisogno di elettricità di quasi un milione di persone. Le centrali idroelettriche utilizzano le forze idriche del fiume Maggia e dei suoi affluenti, e sono state costituite in due tappe. Negli anni ‘50 gli impianti ““Maggia 1”: Sambuco, Peccia, Cavergno e Verbano. Nella seconda metà degli anni ‘60 gli impianti “Maggia 2”: Cavagnoli, Naret, Robiei, Bavona.
Da protagonista indiscussa nella produzione di energia in Ticino, dal 1950 al 1966, in meno di un ventennio la Vallemaggia ha visto cambiare il suo territorio, la sua economia e la quotidianità dei suoi abitanti. Una trasformazione per certi versi traumatica, ma che ha aperto la valle ad un destino che sembrava ormai segnato.
Il libro “Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia” (pubblicato da Armando Dadò Editore) viene presentato al Centro scolastico dei Ronchini, giovedì 28 novembre 2024, ore 20.15.
Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia
Alphaville 26.11.2024, 11:30
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