Società

Svizzera, cuore del rinascimento psichedelico

Il futuro del LSD potrebbe essere dettato dalla scienza e non dalla controcultura

  • 30 luglio, 11:04
terapia psichedelica
Di: Emanuela Musto

Fino ad ora in psichiatria, la farmacologia è stata uno strumento più o meno efficace per affrontare i sintomi conseguenti a quello che si identifica come “disturbo mentale”. Nel caso di una persona con problemi di ansia, ad esempio, si tende a prescrivere uno psicofarmaco che agisce a livello molecolare sui neurotrasmettitori in modo da alterare la comunicazione biochimica tra i neuroni, ne consegue una diminuzione dell’eccitabilità neuronale. Di conseguenza, il segnale di allarme prodotto dall’interpretazione di una persona con problemi di ansia viene disattivato.

La terapia psichedelica assistita cambia il paradigma psichiatrico convenzionale; dove generalmente il paziente viene prima sedato e poi reintegrato nella vita quotidiana, con questo tipo di terapia si fa esattamente il contrario. Gli psichedelici non bloccano a livello molecolare l’attività cerebrale, ma facilitano una iper-connessione tra le diverse aree del cervello, accompagnando la persona sotto effetto in uno stato di coscienza alterato. Stato caratterizzato da un’alterazione della percezione, da un’amplificazione della dimensione emotiva, da un’esperienza di dissoluzione dell’ego e disintegrazione del senso di identità. Tutto ciò genera una condizione ottimale per far emergere nuove prospettive vitali che favoriscono la possibilità di modificare i modelli di comportamento, i pensieri e le emozioni alla base del disagio psichico.

È una pratica introdotta dallo psichiatra e psicoterapeuta svizzero Peter Gasser, uno dei maggiori esperti mondiali in questo campo. La realtà dell’utilizzo delle droghe psichedeliche nella terapia assistita è ancora poco conosciuta in Ticino, eppure è ben praticata nel resto del paese. Al momento la Svizzera è uno dei 3 luoghi al mondo, insieme al Canada e all’Australia, dove la psicoterapia può in effetti essere integrata con farmaci a base psichedelica. Nel 2014 la Svizzera è diventata l’unico paese al mondo a consentire all’Ufficio federale della sanità pubblica di autorizzare, caso per caso, il trattamento con LSD e MDMA e dal 2021, anche la psilocibina. Alla base della concessione vi è un articolo di esenzione della legge sugli stupefacenti (articolo 8, comma 5 della NarcA) secondo il quale l’autorizzazione viene concessa se si tratta di un “uso medico limitato” per malattie gravi. Per intenderci questo tipo di trattamento viene considerato solo nei casi in cui i pazienti si sono già sottoposti a diverse terapie psicoterapeutiche o psicofarmacologiche senza successo duraturo. Si parla infatti di “uso compassionevole”, in quanto viene attuato solo dopo aver esaurito i metodi abituali per persone con malattie minacciose o terminali. Nel nostro paese dal 2014 sono state rilasciate più di 1000 licenze per uso medico limitato a circa 60 medici, con circa 2000-3000 trattamenti psichedelici con MDMA, LSD e psilocibina stimati. Le autorizzazioni sono valide per un paziente e per una sostanza specifica per un periodo di un anno, con possibilità di proroga nel caso in cui il processo terapeutico lo richiede.

Ma come si è arrivati alla nascita di questa pratica? Partiamo dall’inizio.

Albert Hofmann

L’uso dell’LSD (dietilamide dell’acido lisergico) in medicina ha origine negli anni ‘40 e ‘50, dopo la sua scoperta accidentale da parte dello scienziato svizzero Albert Hofmann nel 1943. Hofmann, un chimico che lavorava per la Sandoz Laboratories di Basilea, sintetizzò l’LSD per la prima volta nel 1938 mentre studiava derivati dell’acido lisergico. Tuttavia, le proprietà psicoattive dell’LSD furono scoperte solo nel 1943, quando Hofmann ingerì accidentalmente una piccola quantità della sostanza e sperimentò un forte stato alterato di coscienza. Dopo la scoperta degli effetti psichedelici dell’LSD, Sandoz iniziò a distribuirlo ai ricercatori sotto il nome commerciale di Delysid per esplorare i suoi potenziali usi terapeutici. Nei primi anni ‘50, l’LSD veniva usato in studi clinici per investigare le sue proprietà e possibili applicazioni terapeutiche.

L’LSD venne studiato per il trattamento di vari disturbi mentali, inclusi la depressione, l’ansia, l’alcolismo e il disturbo ossessivo-compulsivo. I terapeuti ritenevano che l’LSD potesse facilitare l’accesso a contenuti psichici profondi e reconditi, permettendo ai pazienti di affrontare traumi e conflitti interiori con maggiore facilità. Un altro approccio iniziale consisteva nell’utilizzo dell’LSD per indurre stati psicotici temporanei nei soggetti sani, permettendo agli psichiatri di studiare meglio le psicosi e sviluppare trattamenti più efficaci per la schizofrenia e altri disturbi psicotici. Durante gli anni ‘50 e ‘60, l’interesse per l’LSD crebbe enormemente, con numerosi studi ed esperimenti condotti in Europa e negli Stati Uniti. Molti medici e ricercatori erano entusiasti del suo potenziale terapeutico, e alcune celebrità e figure pubbliche, come l’autore Aldous Huxley, sperimentarono personalmente la sostanza promuovendone l’uso.

Negli anni ‘60, l’LSD divenne parte integrante della controcultura psichedelica. Le sue proprietà di espansione della mente lo resero popolare tra artisti, musicisti e giovani alla ricerca di esperienze alternative. Tuttavia, il crescente uso ricreativo dell’LSD e le preoccupazioni riguardanti i suoi effetti avversi portarono a una crescente opposizione. L’uso dell’LSD divenne sempre più controverso, e vari incidenti legati all’assunzione irresponsabile della sostanza contribuirono a un cambiamento di percezione. Nel 1966, l’LSD fu messa al bando negli Stati Uniti e successivamente in molti altri paesi, segnando la fine del periodo di esplorazione medica libera. Nonostante ciò, la ricerca sugli effetti terapeutici dell’LSD non si fermò completamente, anche se divenne molto più limitata. Negli ultimi anni, c’è stata una rinascita dell’interesse per la ricerca sugli psichedelici, inclusi LSD, psilocibina e MDMA. Studi recenti hanno mostrato promettenti risultati per il trattamento di varie condizioni mentali.

psichedelia assistita

Ma come funziona esattamente oggi? La terapia psichedelica assistita è un approccio terapeutico che utilizza sostanze psichedeliche in un contesto controllato e supportato da professionisti della salute mentale per trattare vari disturbi psicologici. Ecco come funziona tipicamente:

Una prima fase di preparazione: prima della sessione, il terapeuta lavora con il paziente per prepararlo all’esperienza. Questo può includere discussioni sugli obiettivi terapeutici, istruzioni su cosa aspettarsi e tecniche di gestione dell’ansia. È un momento importante per stabilire un rapporto di fiducia, in cui si prepara la persona all’esperienza psichedelica, e per essere sicuri che la persona non risponda ad alcun criterio di esclusione.

La sessione di assunzione dello psichedelico. La sostanza psichedelica, come psilocibina, MDMA, LSD o ayahuasca, viene somministrata in un ambiente sicuro e controllato. La dose è attentamente calibrata per garantire un’esperienza terapeutica efficace e sicura. Normalmente, questa fase si realizza in una stanza ad hoc per la terapia, dove la persona, dopo l’assunzione delle dosi, si sdraia in un lettino con gli occhi bendati. Durante l’esperienza psichedelica, il paziente è accompagnato dal terapeuta e da un professionista sanitario che garantiscono la sicurezza dello svolgimento della sessione. Il ruolo del terapeuta è di fornire supporto, rassicurazione e guida, aiutando il paziente a navigare attraverso l’esperienza.

Fase di elaborazione dell’esperienza. Dopo l’esperienza psichedelica, il paziente partecipa a sessioni di integrazione con il terapeuta. Durante queste sessioni, si discute di ciò che è emerso durante l’esperienza, si esplorano i significati e si lavora per integrare le nuove intuizioni nella vita quotidiana del paziente. La terapia assistita da psichedelici sembra dare migliori risultati se si realizzano almeno due sessioni. In questo caso la persona, dopo un intervallo di tempo di qualche settimana, assume nuovamente lo psichedelico con una successiva rielaborazione e integrazione con lo psicoterapeuta.

Le sostanze psichedeliche influenzano il cervello in vari modi, spesso aumentando la neuroplasticità e alterando la percezione e la coscienza. Questo può facilitare la rielaborazione di traumi, la modifica di schemi di pensiero negativi e l’emergere di nuove prospettive. Studi clinici hanno dimostrato che la terapia psichedelica assistita può essere efficace nel trattamento di disturbi come la depressione resistente al trattamento, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), l’ansia legata a malattie terminali e le dipendenze.

Rinascimento psichedelico

Laser 17.07.2024, 09:00

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