Spiagge paradisiache, templi mozzafiato, street food da sogno. Sì, ma. Un gigantesco, ingombrante, fastidioso, ma.
Chi ha visitato la Thailandia, magari più di una volta, ne conserva spesso un ricordo bellissimo, fatto di paesaggi meravigliosi e persone amichevoli sempre pronte ad accogliere con un sorriso. Tutto verissimo, eppure quel “ma” esiste, e non possiamo ignorarlo.
La Thailandia è una terra di contrasti. Da una parte c’è la Bangkok cosmopolita, vivace e iperattiva, e le cittadine alla moda del nord come Chiang Mai e Pai, mete predilette da intellettuali e backpackers. Dall’altra, migliaia di isole immerse in un mare cristallino, vere e proprie cartoline viventi. Eppure, sotto questa patina da sogno si nascondono ferite profonde.
Bambino con gallo in braccio, Khun Chang Khian
La prima grande contraddizione riguarda la componente umana. La loro fama di “Popolo del sorriso” è meritata: sono persone incredibilmente gentili e disponibili, sempre pronte ad aiutare. Ma dietro questo sorriso, la pandemia di COVID-19 ha lasciato cicatrici ancora visibili. Le chiusure prolungate hanno distrutto migliaia di attività, soprattutto nel settore turistico, che da solo rappresentava tra il 15 e il 20% del PIL e si stima dia lavoro a circa 8 milioni di persone. La disoccupazione è salita al 2% nel 2020, più di tre volte la media del decennio precedente.
Uno dei settori più colpiti è stato quello dell’economia informale, che impiega oltre 20 milioni di persone. Piccoli commercianti e lavoratori autonomi hanno visto i loro guadagni ridursi fino all’80%. La povertà è aumentata: i lavoratori poveri sono passati dal 4,7% all’11%, e le persone economicamente vulnerabili — che vivono con meno di 173 baht al giorno (meno di 5 franchi per intenderci) — sono raddoppiate, passando da 4,7 milioni a 9,7 milioni.
Il turismo, linfa vitale della Thailandia, è crollato quasi del 45% nel 2020. Il video delle scimmie affamate che lottano per il cibo a Lopburi è diventata virale, simbolo di una crisi che ha colpito persino la fauna abituata a vivere delle offerte dei turisti.
Lockdown in Thailandia: l'accresciuta aggressività dei macachi di Lopburi, ora privati del cibo dato dai turisti
RSI Info 27.06.2020, 23:23
E se alcuni pensavano che la natura potesse beneficiarne, la realtà è più amara: il lockdown ha portato a un aumento significativo dei rifiuti di plastica, trainato dal boom dei servizi di consegna, che sono esplosi proprio a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Le persone, costrette a casa, hanno cominciato ad utilizzare massicciamente i servizi di consegna a domicilio. A questo si aggiunge l’uso diffuso di dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti, che hanno finito per inquinare persino il mare. Si è stimato che durante l’emergenza da covid la produzione di plastica sia aumentata del 15%. Phuket, una delle mete turistiche più famose, non è migliorata con il passare degli anni: oggi produce più di 1.000 tonnellate di spazzatura al giorno, superando i livelli pre-pandemia.
Un altro paradosso riguarda il boom della gig economy. Piattaforme come Grab, Food Panda e Gojek hanno moltiplicato le opportunità per i lavoratori autonomi, ma a caro prezzo. I rider guadagnano a cottimo, non esistono vere protezioni sociali e i redditi variano tra i 15’000 e i 40’000 baht al mese. I tassisti in moto, un tempo simbolo della vivace mobilità urbana, sono stati tra i più colpiti: con lo smart working il bisogno di spostamenti è crollato, lasciandoli senza clienti e quindi senza guadagno.
Padre con le figlie in motorino, Koh Samet
C’è però chi prova a reagire e ideare qualcosa di diverso: ne è un esempio la piattaforma Tamsang-Tamsong, nata da una collaborazione tra l’Università di Chulalongkorn e la Thai Health Promotion Foundation. Questa piattaforma di consegna basata sulla comunità ha l’obiettivo di creare un modello di business alternativo che sia equo per tutti. Il progetto sostiene i venditori di cibo e i tassisti nella zona di Ladprao 101 a Bangkok, aiutandoli a integrarsi nell’economia digitale e garantendo maggiore sicurezza economica. L’idea è proprio orientarsi verso un modello di economia che sia solidale e dignitoso per i lavoratori.
Una delle politiche più importanti pensate per contrastare gli effetti del covid è stata la modifica delle politiche sui visti lanciata a settembre 2023. L’esenzione dal visto consente ai turisti di soggiornare nel paese per 60 giorni senza necessità di visto, con la possibilità di estendere il soggiorno di un mese. Nel 2024 tali politiche hanno effettivamente provocato un incremento notevole del turismo, con un aumento del 26%, portando il numero di visitatori a 35,5 milioni. Questo risultato è stato influenzato in particolare dall’afflusso dei turisti provenienti dalla Cina, che da sempre rappresentano la fetta più consistente degli arrivi in Thailandia, seguiti dai turisti malesi. Uno studio prevede che nel 2025 il numero di arrivi possa raggiungere i 40 milioni, contribuendo significativamente al PIL del paese, con una crescita del 12% e raggiungendo i livelli pre-Covid.

Turismo in Thailandia, i due volti della pandemia
Telegiornale 28.12.2020, 21:00
Tali politiche non sono però state esenti da critiche, perché in molti sostengono che l’esenzione possa favorire comportamenti problematici e illeciti. Si è effettivamente riscontrato un aumento della criminalità, tra cui truffe telefoniche, episodi di ubriachezza molesta, risse, comportamenti sessuali inappropriati, ma anche lavoro illegale e traffico di esseri umani. Inoltre, l’Associazione degli Alberghi Thailandesi ha espresso preoccupazione per l’affitto illegale di appartamenti a breve termine, che spesso porta a danni alle proprietà e sovraffollamento degli alloggi.
Cimitero cinese, Kanchanaburi
Il presidente dell’Associazione degli Agenti di Viaggio Thailandesi ha evidenziato come la debole applicazione delle leggi rappresenti una delle cause principali dei disagi legati al turismo e ha proposto di ridurre la durata dell’esenzione dal visto a 30 giorni. D’altro canto, alcuni credono che il problema non sia da imputare alle nuove politiche dei visti, facendo notare che la precedente esenzione di 30 giorni con estensione consentiva comunque soggiorni fino a 60 giorni; quindi, non si tratta di una prima assoluta. Ad ogni modo, le leggi riguardanti i visti cambieranno ancora e, per esempio, dal 1° aprile 2025 tutti i turisti dovranno compilare un modulo di autorizzazione all’ingresso fornendo i propri dati anagrafici e di contatto, nonché le informazioni sul viaggio e sull’alloggio. Questo potrebbe limitare gli accessi indesiderati, ma solo il tempo potrà dire se sarà una misura realmente efficace.
Paese di Lampang
La Thailandia di oggi è un paese sospeso tra paradiso e realtà e che, come tutti, sta ancora cercando l’armonia. Le sue meraviglie naturali e l’immenso patrimonio culturale resistono, così come il calore della sua gente, rendendolo davvero un paese dall’atmosfera unica. Ma le ferite della pandemia sono ancora aperte, e la ripresa è lenta, difficile e particolarmente in salita. Guardare oltre la superficie scintillante di questo luogo significa riconoscere le sue contraddizioni e imparare qualcosa di prezioso anche per noi: la bellezza talvolta non basta, ma per valorizzarla c’è bisogno di sostegno, innovazione e soprattutto di non dimenticare ciò che è stato.
La Thailandia non è solo la terra dei sorrisi. È anche la terra della resilienza.