C’è un filo che cuce insieme passato e presente, tradizione e trasformazione. L’uncinetto, una pratica spesso legata all’immaginario d’altri tempi, è tornato protagonista nelle generazioni più giovani. Da semplice hobby domestico a fenomeno globale, oggi rappresenta creatività, terapia e un contrappunto alla sovrapproduzione dell’industria della moda di oggi.
Origini
L’uncinetto affonda le sue radici nel XIX secolo come alternativa economica al pizzo: una tecnica accessibile e versatile, capace di creare decorazioni elaborate con pochi strumenti. Nel Novecento, diventa simbolo di creatività domestica, raggiungendo un apice negli anni ‘60 e ‘70, quando la cultura hippie lo trasforma in una bandiera di libertà artistica e politica. In quel periodo, segnato dalla controcultura, dalla critica al capitalismo e dalle rivolte contro le norme sociali conformiste, realizzare i propri vestiti a mano diventa un atto di ribellione in rifiuto a logiche industriali della moda di massa, promuovendo l’indipendenza creativa e l’autoproduzione come forme di espressione personale e politica.
Il lockdown e il ritorno degli hobby manuali
Così come negli anni ‘60 e ‘70 il crochet era un gesto di ribellione contro l’omologazione industriale, oggi questa pratica torna a emergere come risposta consapevole ai ritmi frenetici e alla sovrapproduzione digitale. Nel 2020, confinati in casa e saturi di schermi, molti riscoprono nelle attività manuali un rifugio tangibile, ritrovando nell’uncinetto un ritmo lento e meditativo, capace di opporsi alla frenesia contemporanea.
Tutorial online ispirano migliaia di giovani a prendere in mano ferri e gomitoli. Più di tutti, la generazione Z abbraccia questa pratica come simbolo estetico e culturale. Hashtag come #CrochetTok raggiungono miliardi di visualizzazioni sui social, rendendo virali creazioni come cardigan multicolore, cappellini e borse fatte a mano.
Quiet activism e slow fashion
Trend come cottagecore e grandmacore giocano un ruolo chiave, promuovendo uno stile di vita lento e artigianale come antidoto al consumismo moderno. Ogni capo all’uncinetto richiede tempo, cura e dedizione: un gesto di ribellione silenziosa contro la logica della fast fashion e un esempio concreto di quiet activism.
Parallelamente, questa riscoperta artigianale ha stimolato nuove micro-economie creative. Le giovani generazioni trasformano la passione per il crochet in piccole imprese digitali, vendendo pezzi unici e sostenibili su piattaforme online.
La visibilità di questa pratica è cresciuta anche grazie a figure iconiche come il cantante pop Harry Styles, rilanciando il cardigan crochet, e il tuffatore olimpico Tom Daley, fondatore del brand Made With Love. Incluso sempre di più nella cultura e nell’immaginario pop lo stile diventa simbolo inclusivo e moderno, trasformandolo in un linguaggio visivo inclusivo, capace di parlare a tutti.
A rafforzare questo movimento sono le community online come We Are Knitters e Wool and the Gang che hanno creato spazi di condivisione globale. Qui il crochet diventa un linguaggio senza confini, promuovendo pratiche, consapevoli e collettive all’interno del mondo della moda.
Un’arte terapeutica
La pratica non è solo un fenomeno estetico o economico: l’uncinetto offre benefici concreti per la salute mentale. Pratiche come questa e come il lavoro a maglia si sono rivelate efficaci nel ridurre i livelli di stress. L’attività ripetitiva migliora la concentrazione, promuove il rilassamento e stimola una connessione autentica con il presente, offrendo un’ancora sociale e psicologica particolarmente preziosa durante la pandemia.
L’uncinetto oggi: giovane, creativo, condiviso
L’uncinetto non è più solo un ricordo di tempi passati: oggi è una pratica giovane, creativa e pienamente contemporanea. Che sia un cardigan virale su TikTok o un cappello realizzato per passione, in ogni intreccio si racconta una piccola storia di cultura, espressione personale e comunità.
La rinascita dell’uncinetto
Setteventi 10.01.2024, 07:20
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