I manifestanti in piazza
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Hong Kong sfida Pechino

Continuano i violenti scontri tra manifestanti e poliziotti in antisommossa iniziati a giugno

  • 09.09.2019
  • 37 min
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Sono trascorsi esattamente tre mesi dal 9 giugno, quando sono riesplose le proteste a Hong Kong contro Pechino. Si osserva, da quel giorno, un'escalation di violenza che non sembra fermarsi.

Alla base di queste manifestazioni anti-regime si trova un emendamento sull'estradizione voluto dalle autorità di Hong Kong. Un disegno di legge con l'ambizione di semplificare la consegna degli indagati per crimini gravi alla Cina. I manifestanti sostengono che si tratta soltanto di un modo per facilitare le ingerenze cinesi nell'ex colonia britannica, che fino al 2047 resterà una regione semi-autonoma. La legge, a causa dei disordini, è stata ritirata pochi giorni fa, ma la mossa della governatrice Lam sembra essere ormai tardiva e insufficiente. In questi mesi infatti, le rivendicazioni sono aumentate; chi scende in piazza ora vuole anche le dimissioni della governatrice - accusata di essere solo un "burattino" dei cinesi-, il rilascio degli arrestati e maggiori libertà democratiche.

Troppi manifestanti, troppo forte la repressione della polizia: la spirale di violenza sembra non avere fine e i manifestanti chiedono ora anche un'inchiesta indipendente su questi eccessi.

Cosa vogliono davvero questi giovani manifestanti? Perché non si placano le proteste? Come reagirà alla lunga Pechino? Ne parliamo con i nostri ospiti.

Ilaria Maria Sala, giornalista a Hong Kong, e autrice di vari libri sull’Asia, l’ultimo dal titolo “Pechino 1989”

Guido Santevecchi, corrispondente Corriere della Sera a Pechino

Francesco Sisci, sinologo, ricercatore presso la “China’s People’s University” di Pechino

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