Sono trascorsi venticinque anni dal 6 dicembre 1992, quando con il 50.3 % i cittadini svizzeri hanno detto no allo Spazio economico europeo (SEE), all'epoca considerato come un primo passo verso l'adesione all'Unione europea. La Svizzera ne uscì spaccata in due: i romandi dissero sì allo spazio economico, mentre gli svizzeri tedeschi e i ticinesi si opposero. L'evento scavò così maggiormente il fossato del "Röstigraben".
Si è trattato di un voto particolarmente sentito - il tasso di partecipazione è stato quasi dell'80% - che ha determinato in maniera evidente la politica europea degli anni successivi. Poi, il passo successivo nel 1999: la firma degli Accordi bilaterali che disciplinano le relazioni tra Svizzera e Unione europea. Si tratta di un capitolo che per molti è arrivato alla fine del suo viaggio con l'accettazione dell'iniziativa del 9 febbraio 2014 "Contro l'immigrazione di massa".
Vi proponiamo un'intervista all'imprenditore e politico zurighese Christoph Blocher, che nel 1992 ha vinto la sua battaglia più importante che ha coinciso con la sua ascesa e l'affermazione della linea zurighese dell'UDC.
Che significato dare oggi a questo voto? Come immaginare i rapporti futuri tra Svizzera e Unione europea? Con che prospettiva guardano a questa vicenda chi a quel voto non partecipò?
Ne discutiamo a Modem con quattro giovani politici :
Alessandro Spano, Giovani Liberali Radicali
Andrea Sanvido, Giovani Leghisti
Fabrizio Sìrica, Giovani Socialisti
Romolo Pawlowski Generazione giovani
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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