ACSI, tutela dei consumatori ancora inadeguata

Lo shopping online può riservare anche brutte sorprese, non è un caso se le denunce in materia sono tutt’altro che isolate e, dall’inizio dell’anno, il problema sembra essersi riacutizzato.

“Nelle ultime settimane - ha riferito al Quotidiano della RSI Antonella Crüzer, segretaria generale ACSI (Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana) - abbiamo proprio notato decine di casi di truffe online legate per esempio a siti che fanno credere di vendere dei buoni prodotti ma che poi non erano né all’altezza delle aspettative né tanto meno rimborsabili o comunque riutilizzabili. Siti costruiti tra l’altro benissimo, che sembrano essere svizzeri. E il cosiddetto ‘dropshipping’, vuol dire fornire al consumatore una merce senza dargli poi anche i diritti di rimborso di garanzia sulla qualità di questa merce”.

Anche il controllo dei dati è un problema più che mai attuale perché, come spiega la responsabile ACSI, i servizi utilizzano la personalizzazione e filtri, e misure ben concepite che dovrebbero aiutare il consumatore nelle proprie scelte ma che in realtà gonfiano i prezzi, prendono i dati e li rivendono a migliaia e migliaia di altri attori. Non si è consapevoli, dice Crüzer, di quanto possa essere grave questo fenomeno.

Che si tratti di internet o del mondo reale, ACSI rileva come la tutela dei consumatori in Svizzera sia ancora inadeguata con riferimenti anche al Ticino, rispetto a quanto accaduto con la chiusura improvvisa di alcune palestre che ha lasciato i consumatori con in mano abbonamenti che non hanno più valore e non vengono risarciti perché non c’è l’azione legale collettiva. Proprio lunedì il tema delle cause collettive approderà a Palazzo federale.