Accesso a Film, serie TV, musica, ma anche libri e fitness costano caro agli svizzeri e non solo perché i prezzi degli abbonamenti alle piattaforme di streaming sono sempre più alti, ma in media, per lo stesso abbonamento, in Svizzera si paga il 25% in più rispetto ai Paesi limitrofi.
Gli ultimi in ordine di tempo ad aver annunciato un aumento delle tariffe sono stati Disney+ e Spotify. Per poter usufruire della vastissima offerta musicale infatti ora bisogna pagare 13.95 franchi al mese per un abbonamento standard. Per Disney+ l'aumento è di addirittura 5 franchi al mese per un totale a 12 franchi e 90.
Per raggirare i costi elevati, qualcuno potrebbe pensare di acquistare il proprio abbonamento dallo stesso sito, ma all'estero, ad esempio su Netflix Italia, per circa 13 euro al posto di circa 19 franchi. Ma ciò non è possibile a causa del così detto "geoblocking", una tecnologia che limita l'accesso ai contenuti internet in base alla posizione geografica e che quindi obbliga un utente svizzero ad acquistare l'abbonamento nella Confederazione.
La legge federale contro la concorrenza sleale vieta questa pratica dal 2022. Esistono però delle eccezioni: i prodotti finanziari, i farmaci e appunto i servizi di streaming. Così, con un'interpellanza, la consigliera nazionale verde vodese e segretaria generale della federazione romanda dei consumatori, Sophie Michaud Gigon chiede al consiglio federale se la Svizzera, nonostante la legge, sia rimasta un'isola dai prezzi eccessivi e quale sia stato l'impatto sui prezzi dei prodotti toccati dal divieto di geoblocking.
"Bisogna assolutamente ottenere dei dati sull'impatto del divieto. Se i prezzi sono diminuiti, allora è il caso di agire con delle proposte, di fare pressione affinché il divieto del blocco geografico valga anche per i servizi di streaming", conclude la consigliera.
Intanto per pagare meno, anche per le piattaforme streaming, si sta facendo spazio la pubblicità, per la gioia di chi si è abbonato proprio per vedere i contenuti senza interruzioni.