Al Lido ci si diverte a vedere le stelle, tipo Johnny Depp, ma ci diverte pure a darle, le stelle, come fa lo specchietto quotidiano della rivista Ciak. Ci sono quelle dei critici e quelle del pubblico. Fin qui sia nelle prime che nelle seconde brilla Sokurov. Al secondo posto per i critici la bella commedia sentimentale da aula di tribunale L'hermite, mentre gli spettatori hanno votato convinti per The Danish Girl e il primo caso di cambio di sesso.
Le stelline dei critici e del pubblico
Naturalmente è ancora lunga e già oggi alla Mostra si è visto un possibile Leone d'oro, il poderoso e potente
Rabin The Last Day di Amos Gitai. Due ore e mezza di ricostruzione mista - fiction e immagini di repertorio - dell'assassinio del Primo ministro israeliano. Il drammatico 4 novembre 1995 dissezionato e analizzato fin nel più minuzioso dettaglio per raccontare - con la penna registica del progressista Gitai, uno che ha cominciato a filmare in super8 dagli elicotteri militari durante la guerra del Kippur - come i tentativi di pacificazione israelo-palestinese propugnati da Rabin a seguito degli Accordi di Oslo del 1993 siano andati in niente a causa di un unico, tragicissimo, pianificato gesto sostenuto da ampie frange sediziose. Rabbini che lanciano maledizioni incistate nella notte dei tempi. Psicanaliste che tracciano del politico un quadro clinico schizoide ad uso e consumo della propaganda di destra. Coloni ortodossi espansionisti e aggressivi che avanzano nei territori a colpi di ruspa e mitragliette in mano. Un film da quattro stelline almeno. Da verificare se riuscirà ad avvincere anche i giurati.
La conferenza stampa del film di Gitai
Al Palazzo niente folle per l'ottimo Rabin The Last Day di Amos Gitai
Niente pubblico delle grandi occasioni per il film di Gitai, decisamante meno glamour di una Kristen Stewart o dello stesso Depp. Ma anche della sfilza di divi messa in piedi da Luca Guadagnino per il suo
A Bigger Splash, protagonista sul red carpet la sera precedente. Per descrivere ciò che pensiamo del film del regista italiano ci affidiamo alla sapiente matita del vignettista satirico più in auge a Venezia.
Il vignettista Stefano Disegni si inventa Palle&Martello
Stefano Disegni ha lanciato l'hashtag #ciakinomostra per chi voglia indicare il suo personalissimo film Palle&martello del festival, in sostanza il più noioso e brutto. Difficile non plebiscitare il presuntuoso tuffo in piscina registico di Guadagnino, ammantato di classismo, disprezzo della normalità e di un'autoassegnata patente di cantore modaiolo dei superbenestanti viziati.
A Pantelleria una rockstar afona (Tilda Swinton), il suo fidanzato documentarista (Matthias Schoenaerts), l'esuberante ex di lei (Ralph Fiennes) con sua figlia affetta da lolitismo (Dakota Johnson) si trastullano a bordo piscina evocando ascendenti cinefili come il francese La piscine (di cui questo film è il remake) e l'omonimo film d'arte con il pittore David Hockney (A Bigger Splash, 1974).
Lo splash è piuttosto quello del fastidio epidermico che provocano molte delle situazioni, delle soluzioni narrative, delle derive date ai personaggi. Uno su tutti il povero Corrado Gozzanti, costretto a parodiare se stesso nei panni di un carabiniere stupidissimo e siculissimo, simbolo guagagniniano dell'uomo qualunque: sempliciotto, becero, a stento degno di condividere la stessa aria con le sideree beghe esistenziali della pseudo-Madonna (nel senso della cantante) Swinton.
Una stellina.
Marco Zucchi
L'intervista a Amos Gitai, regista di "Rabin"
RSI 12.09.2015, 10:41