Cultura e spettacoli

I documentari “classici”

  • 5 settembre 2013, 09:00
  • 5 settembre 2023, 19:25
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Donald Rumsfeld, uno tra i protagonisti

Attesissimo e in concorso “The Unknown Known”, ricco ritratto di Donald Rumsfeld , uno dei grandi architetti della guerra in Irak. L’autore è un documentarista blasonato, Errol Morris, i cui lavori sono presenti nella collezione permanente del Museum of Modern Art di N.Y. Secondo il compianto critico cinematografico Roger Ebert, il suo primo film “Gates of Heven” (1978) sarebbe una delle dieci migliori pellicole di tutti i tempi.

Non così l’ultimo, 105 stancanti minuti durante i quali siamo spettatori dell’impenetrabile pensiero politico dell’uomo che fu membro del Congresso, consigliere di quattro diversi presidenti e per due volte segretario della Difesa degli Stati Uniti. Famosi i suoi “fiocchi di neve” centinaia di appunti conservati in archivio ( “pizzini” li si chiamerebbero da questa parte del mondo).

Non aspettatevi nessuna rivelazione sugli ultimi cinquant’anni di storia, su Osama Bin Laden o l’11 settembre. Rumsfeld, considerato il vero burattinaio in varie occasioni, confonde le carte con i suoi giochi di parole…

"There are known knowns; there are things we know that we know.
There are known unknowns; that is to say, there are things that we now know we don't know. But there are also unknown unknowns – there are things we do not know we don't know".

Da un giornalista navigato come Morris, ci si aspettava qualcosa di più illuminante, oppure almeno un punto di vista originale, come ha saputo fare (con le dovute proporzioni, naturalmente) Jean-Stéphane Bron con il nostro Blocher.

Tinto Brass, oggi sarebbe stato un uomo felice: un gruppetto di belle giovani ucraine si sono presentate in topless al photocall. Sono le protagoniste del documentario realizzato dall’australiana Kitty Green “ Ukraine is not a Brothel ” che racconta le origini del movimento Femen. La Green, che ha origini ucraine da parte della nonna, ha seguito le attiviste per un lungo periodo, facendo, nel corso del reportage, una scoperta paradossale: all’origine del movimento c’è stato un uomo. Il suo nome è Victor Svyatski, stratega e patriarca che se ne esce con battute imbarazzanti del tipo “mi piace il sesso e ho creato il movimento per avere delle donne”. Ingenue e inesperte, le ragazze si lasciavano manipolare e dalle conversazioni traspare pure che la partecipazione alle azioni di protesta, venivano a volte pagate - duecento dollari.

“There are things that we now know”

Cristina Trezzini

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