Economia e Finanza

“UBS è ora una banca rispettata”

Intervista-bilancio al numero uno Sergio Ermotti, che lascerà a fine ottobre – “Non mi mancherà il ruolo pubblico”

  • 20 ottobre 2020, 14:38
  • 22 novembre, 18:19
01:05

RG 12.30 del 20.10.2020 - L'intervista di Marzio Minoli

RSI Info 20.10.2020, 13:42

  • Archivio keystone
Di: RG-Minoli/Red. MM. 

Sergio Ermotti se ne va, e lo fa come meglio non potrebbe. È infatti di stamattina (martedì) l’ultimo annuncio di sua competenza dei risultati trimestrali, con UBS che ha fatto segnare contro ogni previsione un utile netto (2,1 miliardi di dollari) in crescita di quasi il doppio su base annuale. Al suo posto arriverà l'olandese Ralph Hamers, ma che bilancio trae Ermotti dai suoi circa 10 anni alla guida del più grande gestore patrimoniale del mondo?

Glielo ha chiesto Marzio Minoli, in un’intervista che potrà essere vista integralmente venerdì sera nella puntata di Tempi Moderni, su La1.

Sergio Ermotti è contento di come lascia la banca?

“Sì, sono contento. Il nostro obbiettivo non era far diventare UBS una banca popolare, ma una banca rispettata e credo che in questo senso il riscontro che abbiamo dai nostri portatori di interessi più importanti, quindi i clienti, i nostri collaboratori, parte del mondo politico e della società in generale, mi fa dire che sicuramente la situazione è migliorata. Anche recentemente, con la crisi pandemica, abbiamo dimostrato che il settore bancario in generale, UBS compresa, ha saputo essere parte fondamentale della soluzione aiutando l’economia a riprendersi e in ogni caso a navigare in questo momento difficile”.

UBS ha speso molti miliardi per 'sistemare il passato' diciamo, anche se rimane aperto il contenzioso con la Francia, da più di 4 miliardi di euro. Comunque vada, crede che questo sia l'ultimo capitolo e potremo dire addio alla vecchia UBS?

“Una storia di 160 anni non la si abbandona, nella storia di UBS ci sono stati alti e bassi e credo che già oggi la banca è focalizzata con un modello di attività chiaro, agiamo in maniera sostenibile, creiamo valore per gli azionisti, per i clienti e appunto per la società in generale. I contenziosi del passato vanno gestiti e non abbiamo avuto paura di farlo nei miei 9-10 anni di attività, in cui abbiamo speso 12 miliardi di franchi per risolvere i contenziosi del passato”.

Dopo la crisi finanziaria uno dei grossi temi bancari è stato quello delle fusioni. Anche recentemente sono tornate voci di accordi tra UBS e Credit Suisse. A prescindere da questo caso specifico, lei crede che UBS debba diventare più grande, magari unendosi a qualcuno?

“Diciamo che non è mai opportuno commentare questo tipo di speculazioni, specialmente per chi fra pochi giorni lascia il timone della direzione. In generale credo che UBS abbia tutte le carte in regola per continuare a crescere in maniera organica, poi è chiaro che certi processi di consolidamento del settore bancario sembrano essere inevitabili. Quindi a prescindere dalle valutazioni sulla singola banca, queste dinamiche vanno sempre lette alla luce di cosa fanno e faranno i nostri concorrenti.”

Lei diventerà presidente del consiglio di amministrazione di SwissRE, una posizione meno profilata anche mediaticamente. Cosa le mancherà o non le mancherà dell'essere per così dire, al fronte?

“Chiaramente si apre un nuovo capitolo del mio percorso professionale, di sicuro una cosa che non mi mancherà saranno le apparizioni pubbliche, anche se rappresentare la banca e i collaboratori fa parte del mandato affidatomi. Fa quindi parte del mestiere, anche se spesso è una funzione di reazione alle richieste dei media… ecco, faccio fatica a pensare che mi mancheranno questi aspetti.”

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