Un Consiglio dei ministri lampo, domenica a Roma, ha deciso il salvataggio due banche venete. Lo Stato italiano ha quindi deciso di mettere sul piatto 5,2 miliardi di euro per salvare Veneto Banca e Popolare Vicenza, garantendo l’apertura degli sportelli e per evitare “il caos che si sarebbe creato con un fallimento disordinato". I fondi serviranno anche per un pacchetto di 4'000 prepensionamenti. Il Governo di Paolo Gentiloni ha quindi acceso la luce verde al decreto per la liquidazione coatta amministrativa dei due istituti con un provvedimento che “complessivamente mobilizza 17 miliardi”.
Il decreto che permette il passaggio a Banca Intesa delle due Venete, ripulite delle sofferenze, consentirà non solo di "rassicurare e stabilizzare la situazione", ha detto il premier italiano Gentiloni, ma anche di "risanare il sistema in un momento in cui il suo stato di salute è cruciale per la ripresa". E per questo Gentiloni auspica il "massimo sostegno" al testo in Parlamento. Dando il via libera della commissione UE la commissaria Margrethe Vestager ha spiegato come l'Italia consideri "l'aiuto di Stato necessario a evitare turbolenze economiche nel Veneto".
I numeri dell'operazione parlano di più di 6'100 sportelli e oltre 100'000 lavoratori: sono queste le dimensioni del gruppo che nascerà alla mezzanotte di lunedì, con l'acquisto da parte della banca italiana Intesa San Paolo di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Un'operazione alla cifra simbolica di un euro per il colosso di Ca' de Sass ma che metterà in moto in realtà diversi miliardi.
ATS/ANSA/Swing