"Per l'industria svizzera ma anche per l'economia in generale è una buonissima notizia, naturalmente in particolare per i settori che esportano. Dal gennaio 2015 sono stati tre anni difficili per il settore delle esportazioni che ha dovuto fare molti sacrifici, ristrutturare le proprie attività, rinunciare a degli investimenti e a volte purtroppo anche a licenziare. Quindi c'è ottimismo per l'economia in generale”. A sostenerlo è il ticinese Marco Taddei, membro di direzione dell'Unione svizzera degli imprenditori che aveva subito criticato la Banca nazionale per aver abbandonato la soglia minima che si era impegnata a difendere nel 2011 per evitare un rafforzamento eccessivo della moneta elvetica di fronte alla crisi. Il provvedimento fu in seguito revocato (vedi correlato) causando non pochi problemi all'industria elvetica d'esportazione
Ecco, sui sacrifici e i licenziamenti è ipotizzabile un passo indietro delle aziende, nel senso di riassumere o ripristinare la situazione precedente il forte rafforzamento del franco?
Si, questa è la grande speranza, però direi che non dipende solo da noi. Dipende da molti fattori in Svizzera e all'estero. La Svizzera è una piccola economia aperta e quindi molto dipenderà anche dai mercati internazionali. La priorità è mantenere le condizioni quadro attuali e ci sono alcune importanti riforme, come ad esempio il Progetto Fiscale 17 oppure la Riforma della previdenza vecchiaia. Poi ci sono le nuove sfide, dove bisognerà essere attivi, come quella importantissima e decisiva della digitalizzazione dell'economia.
Lei il 15 gennaio 2015, giorno in cui la Banca Nazionale annunciò l'abbandono della soglia minimia di 1 e 20 disse ai nostri microfoni che 1 e 20 era accettabile ma non soddisfacente. È ancora di questo avviso?
Sono ancora di questa idea e lo sono soprattutto i nostri affiliati come ad esempio Swissmem o Swissmecanich che rappresentano l'industria delle macchine. Secondo loro il cambio dovrebbe essere a 1 e 40. Siamo ancora lontani dalla situazione ideale. Certo se compariamo la situazione da 1 a 1 a 1 e 20 come detto la situazione è soddisfacente ma non ottimale.
Lasciamo da parte il cambio. Ci sono altri temi caldi sul tavolo, come ad esempio i dazi statunitensi su acciaio e aluminio. La Svizzera rischia di rimanere invischiata in questa contesa commerciale, c'è preoccupazione?
Si, c'è molta preoccupazione. Non sappiamo bene come saremo toccati noi in Svizzera a margine di queste grandi discussioni a livello internazionale. Come detto l'economia svizzera è aperta e deve rimanere tale e una delle grandi sfide mantenere questa apertura avendo scambi a livello mondiale e non solo europeo. Dobbiamo mantenere le già citate condizioni quadro estremamente favorevoli, soprattutto questo mercato del lavoro flessibile, la vera pietra angolare del successo elvetico.
Marzio Minoli