Su richiesta di UBS e in accordo con il Dipartimento federale delle finanze (DFF), la Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di porre fine, l'11 agosto, ai prestiti di assistenza alla liquidità concessi al Credit Suisse nell'ambito dell'acquisizione forzata di quest'ultimo da parte del suo ex concorrente.
Terminano quindi anche i rischi per i contribuenti derivanti dalle garanzie di assunzione delle perdite da parte della Confederazione. I prestiti erano infatti coperti da una garanzia federale contro il rischio di insolvenza, si legge in un comunicato diffuso oggi, venerdì. Come noto, gli accordi riguardavano una garanzia delle perdite da 9 miliardi di franchi e prestiti di liquidità per un massimo di 100 miliardi di franchi.
UBS ha inoltre dichiarato che Credit Suisse, al 10 agosto, ha rimborsato completamente i prestiti di aiuto supplementari sotto forma di liquidità. Il DFF afferma inoltre che le garanzie hanno generato entrate per circa 200 milioni di franchi per la Confederazione.
La fornitura di liquidità da parte della BNS, per un importo massimo di 168 miliardi di franchi, aveva permesso al Credit Suisse di essere rilevato da UBS nel marzo 2023.
UBS rassicura anche gli impiegati
L'agenzia Reuters è inoltre venuta in possesso di una lettera inviata ai dipedenti, nella quale si dice "siamo sicuri che saremo in grado di sostenere da soli i costi totali e l'impatto finanziario dell'integrazione". La rescissione delle garanzie con la Confederazione è quindi un segno tangibile in questo senso.
UBS quindi senza problemi finanziari? "Parrebbe di sì - commenta il giornalista economico RSI Marzio Minoli -, anche se non dimentichiamo che ci sono delle cause in corso: la prima contro l'azzeramenteo dei 16 miliardi di franchi di obbligazioni Credit Suisse cancellati dalla FINMA, che ha diminuito il debito per UBS. La seconda sul prezzo pagato: UBS ha pagato 3 miliardi per Credit Suisse quando la chiusura in borsa del venerdì precedente mostrava un valore di più di 7 miliardi. E alcuni azionisti CS hanno deciso di fare causa".
Le prime reazioni politiche
Poco dopo la decisione sono arrivate anche le prime reazioni politiche all'annuncio di UBS: tra i commenti non c'è unanimità di vedute, tra chi loda e chi critica l'operato del Consiglio federale.
Il capogruppo dell'UDC e consigliere nazionale Thomas Aeschi (ZG) ha in un tweet difeso la scelta del suo partito di rifiutare in Parlamento il prestito a UBS. Come già si sospettava, lo scorso marzo la situazione finanziaria del Credit Suisse era "manifestamente molto migliore" di quella presentata. Per il democentrista è "deplorevole" che la FINMA e il Consiglio federale non siano stati in grado di garantire il mantenimento di due grandi banche in Svizzera.
Dal PLR giunge invece una reazione opposta: i liberali-radicali lodano "l'azione rapida e determinata del Consiglio federale dello scorso marzo e in particolare della (propria, ndr) ministra delle finanze Karin Keller-Sutter". "Grazie alla guida prudente della consigliera federale Karin Keller-Sutter, la piazza finanziaria svizzera è stata stabilizzata ed è stato possibile realizzare un utile per le finanze federali", afferma il partito in una nota.
Per il PLR gli ultimi sviluppi dimostrano "l'irresponsabilità del teatrino politico della sinistra e dell'UDC" durante la sessione di marzo. Un parere, quest'ultimo, condiviso su X (già Twitter) anche dal presidente del PVL e consigliere nazionale Jürg Grossen.
RG 9.00 del 11.08.2023 - Le spiegazioni in diretta di Marzio Minoli
RSI Info 11.08.2023, 09:16
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UBS, 9 miliardi di garanzia da Berna
Telegiornale 09.06.2023, 20:00