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“Ecco perché non è stato ordinato il cessate il fuoco”

Le conseguenze della sentenza su Israele emessa dalla Corte di giustizia all’Aia analizzate da Paola Gaeta, professoressa di diritto penale internazionale

  • 26 gennaio, 19:32
03:55

SEIDISERA del 26.01.24, intervista a Paola Gaeta

RSI Info 26.01.2024, 19:28

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info 

Misure per rimediare alla situazione umanitaria catastrofica nella Striscia, ma non la cessazione dei combattimenti. A spiegare perché la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, nel verdetto emesso venerdì, non ha ordinato l’interruzione dei combattimenti è Paola Gaeta. SEIDISERA ha raccolto l’analisi della professoressa di diritto penale internazionale all’Istituto di alti studi di Ginevra: “Sinceramente credo che la Corte non potesse arrivare a tanto - esordisce Gaeta -. Per una ragione molto semplice può dare delle misure cautelari o provvisorie solo rispetto al giudizio principale. Che verte sulla questione se Israele sta compiendo o meno un genocidio. I giudici non potevano quindi pronunciarsi sulla misura cautelare di interrompere le ostilità militari, perché in qualche modo avrebbe negato il diritto di Israele a difendersi. Israele si giustifica infatti nell’usare la forza dicendo che è un’azione di legittima difesa”.

I combattimenti perciò continuano e persone innocenti continuano a morire. “Il punto - rileva la professoressa Gaeta - è che chiaramente durante una guerra non si dovrebbero uccidere i civili. Ma questo non riguarda la convenzione contro il genocidio, riguarda il rispetto del diritto della guerra, che non è oggetto del giudizio davanti alla Corte dell’Aia. Naturalmente la Corte ha detto qualche cosa, secondo me, molto importante e cioè che nel modo in cui Israele conduce le ostilità deve agire senza commettere genocidio. La Corte ritiene cioè che c’è un causa plausibile di genocidio commesso attualmente da Israele contro il popolo palestinese di Gaza. Mi sembra qualche cosa di molto grave a carico di Israele”.

Questa sentenza avrà sicuramente un effetto a livello della politica internazionale

Paola Gaeta, professoressa di diritto penale internazionale

Un effetto in questa sentenza, che dall’esterno potrebbe sembrare vanificata, esiste. “A me sembra di una portata storica che lo Stato che è nato sulle ceneri dell’Olocausto venga oggi accusato, in maniera plausibile, come uno Stato che sta probabilmente commettendo un genocidio contro il popolo palestinese di Gaza. Questo avrà sicuramente un effetto a livello della politica internazionale. Per quanto riguarda gli alleati di Israele che si trovano in difficoltà a vendere loro armi, a sostenere la sua azione militare e anche a livello interno, presumo ci saranno degli effetti notevoli a livello politico rispetto al governo attuale”.

La Corte ha adottato misure provvisorie. Tra un mese Israele dovrà presentarsi davanti alla Corte per una verifica. Quanto a chi controllerà che le misure vengano attuate, Gaeta è ottimista. “Per fortuna esiste la società civile che è molto attiva e quindi tutte le varie organizzazioni non governative presenti sul terreno faranno in modo di controllare che le misure vengono adempiute. Da qui a costringere uno Stato è molto difficile, perché uno Stato è sovrano. Ma immagino che a livello interno, nell’opinione pubblica israeliana, ci saranno delle pressioni affinché tutto ciò venga adempiuto”.

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