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“Il sisma avrebbe potuto fare anche più danni”

Dopo il terremoto che ha colpito soprattutto il Myanmar, intervista al professore del Politecnico Domenico Giardini: “Paragonabile a quello in Turchia di due anni fa e a quello in Sichuan del 2008”

  • 28 marzo, 19:31
04:44

Le considerazioni del sismologo

SEIDISERA 28.03.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Berti/dielle 

Il terremoto improvviso e violento che ha colpito il Myanmar, con ricadute anche nella vicina Thailandia e in misura minore anche in Cina, ha provocato finora 144 morti e 732 feriti in Myanmar e otto morti a Bangkok (81 i dispersi). Il potente sisma di magnitudo 7,7 ha causato come prevedibile anche molti danni. Per capire meglio cos’è avvenuto venerdì nel Sud-est asiatico SEIDISERA ha intervistato il professore di sismologia e geodinamica al Politecnico federale di Zurigo Domenico Giardini.

Partiamo dall’entità di questo sisma. Il primo ha toccato il grado 7,7: a quali eventi sismici recenti è paragonabile? 

“Direi che è paragonabile al terremoto di due anni fa in Turchia, nell’est del Paese al confine con la Siria, che ha provocato oltre 60’000 vittime e di cui si è parlato tantissimo sui nostri media”. 

Abbiamo visto circolare sui social immagini di edifici che collassano come se fossero castelli di carta. Si parla anche di fenomeno di liquefazione del terreno… In questi casi cosa succede? 

“Il problema principale è che la seconda città del Paese, Mandalay, sorge proprio dove è partito terremoto, sopra la ben nota e studiata faglia di Sagaing. Sappiamo che la placca indiana si scontra contro l’Himalaya e spinge contro l’Asia, creando la catena montuosa e il Tibet. Sul lato orientale questo scorrimento avviene proprio su questa faglia, muovendosi di 34 centimetri all’anno. Vuol dire che in un secolo sono 3-4 metri, che è la magnitudo che si è vista oggi. In passato ci sono stati già eventi anche di magnitudo 8 nella stessa regione, per cui non è assolutamente una sorpresa. Sono eventi frequenti che ritornano e producono tutte le volte grandi numeri di vittime e distruzione”.

Dopo la scossa principale, la più forte è stata di magnitudo 6,4, poi ce ne sono state alcune di assestamento nell’ordine dei 4,5 gradi. Secondo lei è possibile attendersi a breve altre forti scosse? 

“In generale in quest’area se noi andiamo indietro vent’anni, il grande terremoto che ha provocato lo tsunami nell’Oceano Indiano (2004, ndr) è avvenuto in una struttura compressiva limitrofa, che comprende l’angolo di Sumatra, ed è stato di magnitudo 9. Dopo un evento di quel genere, tutto il margine della placca per forza di cose viene interessato. In questo caso questa mattina il movimento è stato di circa cinque metri, mentre quella volta era arrivato a oltre 30 metri. In altre parole, qui si muovono interi continenti molto rapidamente in pochi minuti e dopo tutte le altre faglie attorno devono riaggiustarsi. Il problema non è tanto quindi se avremo o meno una scossa successiva sulla stessa faglia, ma se i segmenti a nord e a sud della faglia si muoveranno… è una faglia di 1’200 chilometri e se ne sono mossi 200”.

Al netto di eventuali nuove scosse, adesso in Myanmar è notte. Cosa dobbiamo attenderci a livello di danni alle luci dell’alba, domani mattina?

“Dalle prime stime basate su eventi della stessa magnitudo in aree simili, per esempio il terremoto in Sichuan nel 2008 che aveva fatto 87’000 vittime, devo dire che ci saremmo aspettati danni più importanti di quelli che sono stati osservati finora. E speriamo ovviamente che la situazione rimanga questa. Parlando invece di danni economici, il Myanmar non è un Paese ricco ed è in piena guerra civile già da tanto tempo. Un terremoto del genere può impattare fortemente sul prodotto interno lordo, una grossa fetta verrà persa solo per il sisma e per tornare a galla ci vorrà tanto tempo. Probabilmente l’unico elemento di fortuna in questo evento è che è partito proprio sotto la città di Mandalay, quindi l’energia si è spostata per 50 chilometri verso nord e per 150 chilometri verso sud. Se fosse partito al Sud e fosse andato verso Mandalay, i danni sarebbero stati molto maggiori”. 

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