“È stata una notte che non dimenticherò: mi sono messo a letto con molto timore e incertezza, e verso le cinque sono stato svegliato dal rumore degli spari”. Sono le parole del cardinale Mario Zenari, dal 2008 nunzio apostolico in Siria, sentito dal Radiogiornale RSI in seguito alla presa della capitale Damasco e la caduta del regime di Assad.
Spari che facevano temere il peggio, come racconta il cardinale. “Dopo la caduta di altre cittadine, si pensava che Damasco avrebbe opposto una resistenza molto agguerrita. Ma il passaggio è avvenuto senza lo spargimento di sangue che si poteva temere”.
Quanto accaduto in questi giorni, non se lo aspettava nessuno, dice. “In questi sedici anni in Siria ho visto gente morire. E ho anche visto morire la speranza nel cuore dei giovani. L’unica cosa che desideravano era di partire e scappare dal paese”. Ora la gente vive la caduta del regime “come una liberazione”.
Ma non si sa dove porterà questo cambiamento. “La strada è ancora tutta in salita” afferma il cardinale, sottolineando che comunque “un cambiamento era necessario”. E conclude. “Si è aperto un varco alla speranza. Speriamo che con l’aiuto della comunità internazionale questa speranza possa essere concreta, con una ricostruzione della Siria su basi democratiche e con una ripresa economica”.