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“Israele non può permettersi un’altra guerra su larga scala”

L’analisi dell’esperto Lorenzo Trombetta dopo l’attacco con un razzo partito dal Libano, che ha causato 12 morti, nella cittadina di Majdal Shams, e la conseguente rappresaglia israeliana

  • 29 luglio, 08:57
  • 25 settembre, 12:34
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L'analisi di Lorenzo Trombetta

Telegiornale 28.07.2024, 20:00

Di: RSI Info/TG 

Sabato sera un razzo lanciato dal Libano ha colpito la cittadina di Majdal Shams, nelle alture del Golan, uccidendo 12 giovani

La strage ha suscitato l’ira di Israele, che ha subito indicato Hezbollah come responsabile dell’attacco. L’organizzazione paramilitare libanese ha tuttavia negato ogni coinvolgimento.

Come rappresaglia, durante la notte tra sabato e domenica, Tel Aviv ha effettuato diversi raid contro obiettivi militari in Libano.

L’attacco a Majdal Shams ha indignato e preoccupato la comunità internazionale, che domenica si è impegnata a scongiurare un’escalation del conflitto già in corso.

L’attacco a Majdal Shams

Quanto accaduto si spiega probabilmente con un errore balistico da parte di Hezbollah che non avrebbe alcun interesse nel colpire dei civili drusi sulle Alture del Golan.  “I drusi”, spiega Lorenzo Trombetta, giornalista esperto di Siria e Libano, “non hanno uno status di cittadinanza piena israeliana e, ad esempio, non servono nell’esercito israeliano”. Ma nella regione, soprattutto, i drusi “sono considerati arabi più vicini alla Siria o comunque più vicini alla causa palestinese”, che a quella israeliana. “Uccidere dodici civili, tra cui molti bambini arabi vicini alla causa palestinese”, non può essere considerato da Hezbollah “un obiettivo che crea consenso popolare né in Libano né nella regione”. E “come se il partito armato libanese avesse voluto colpire l’area del Golan ma abbia sbagliato obiettivo; voleva colpire un obiettivo militare ma è andato su un campo da calcio vicino a un Majdal Shams”.

Le alture del Golan

Le alture del Golan sono un territorio conteso sin dalla nascita dello Stato ebraico. “Israele ha annesso quel territorio nel 1981, dopo averlo conquistato militarmente nel ‘67, poi nel ‘73 dalla Siria”, spiega Trombetta.  “È un territorio che, secondo il diritto internazionale è siriano. E la presenza civile militare israeliana non è legale”. Solo gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, hanno riconosciuto l’annessione israeliana. La Svizzera, e tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, non riconoscono invece la sovranità sulla regione.

La risposta di Israele

Stando a fonti diplomatiche a Washington e Beirut una risposta israeliana è certa; ma sono in corso trattative per limitare i danni e per evitare un’ulteriore reazione di Hezbollah. “Immagino risposte mirate che abbiano però una grande attenzione mediatica”, suppone l’esperto.

“L’opinione pubblica israeliana chiede una risposta, ma la politica israeliana non può partire con un’altra guerra su larga scala in un territorio ostile assai più letale per Israele, sia in termini di costi umani che di costi economici e politici”, conclude Trombetta.

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