Uno scossone politico e uno spostamento a destra, ma con le maggioranze principali confermate. È questo il principale il verdetto delle elezioni europee, che hanno visto crescere l’estrema destra in particolare in Francia, Germania e Austria, ma anche in Italia dove viene confermato il successo di Giorgia Meloni.
UE: cresce la destra radicale, ma gli equilibri non cambiano
Telegiornale 10.06.2024, 20:00
SEIDISERA ne ha parlato con Daniel Bochsler, politologo e professore alla “Central european university” di Vienna, nonché esperto di elezioni e nazionalismi.
I dati del voto parlano di nuovi equilibri al parlamento europeo e di una probabile conferma di Ursula Von der Leyen alla guida della Commissione Europea. E poi ci sono i contraccolpi di queste europee nei singoli Stati, in Francia e Germania soprattutto. Cosa peserà di più?
“Dipende un po’ a cosa si riferisce la domanda: per quanto riguarda la formazione della nuova Commissione dell’Unione Europea, non credo ci saranno grandi scossoni perché vediamo che tra i partiti che adesso sostengono la Commissione, in un modo o l’altro e forse con una geometria allargata, c’è un forte consenso per riformare una nuova Commissione con lo stesso sostegno. I dubbi invece aumentano pensando a quanto saranno realizzabili i grandi progetti dell’Unione europea con questo nuovo parlamento, ma anche con i segnali che mandano alle politiche nazionali. Penso in particolare alle sfide del cambiamento climatico, ma soprattutto anche all’aggressione russa contro l’Ucraina, sulla quale abbiamo bisogno di un’Unione Europea forte, che non può quindi solamente essere guidata dalla Commissione, ma che ha anche bisogno del sostegno dei governi nazionali… In questo senso temo che l’Unione europea possa avere qualche problema dopo queste elezioni”.
Macron ha scelto di convocare elezioni parlamentari anticipate. Scholz per ora resiste. Chi avrà più problemi nei prossimi mesi?
“Quella in cui si sta lanciando Macron è sicuramente un’avventura rischiosa, la destra radicale francese ha preso il doppio dei voti rispetto al presidente francese, ma a mio modo di vedere è comunque in una posizione decisamente più favorevole rispetto a Scholz. Nel senso che, anche se è un gioco rischioso, Macron ha i suoi motivi per decidere di indire le elezioni nazionali in questo momento. È certamente indebolito attualmente, ma con le elezioni anticipate cerca di salvarsi a livello nazionale puntando a formare una nuova coalizione in suo sostegno, dimostrando così che l’estrema destra non è in realtà così forte come appare ora dopo le europee. Credo che ci siano vari motivi a sostegno di questa tesi e credo che abbia buone probabilità di vincere queste elezioni”.
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Telegiornale 10.06.2024, 20:00
Uno dei dati che tutti stanno mettendo in evidenza è la crescita, a livello di consenso, dei partiti di estrema destra: si pensi alla Francia, alla Germania ma anche all’‘Austria, Paese da cui lei ci parla. Se si guarda più ad est però, le cose sono diverse, c’è una stabilità di queste forze. E a nord, ad esempio in Svezia e Danimarca, c’è addirittura un arretramento... Come si spiega tutto questo?
“È innanzitutto fondamentale pensare a tutto quanto successo negli ultimi cinque anni, dopo le ultime elezioni del Parlamento europeo. Prima di tutto la pandemia, che ha provocato dei piccoli terremoti nelle varie politiche nazionali, poi ancora le conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina sulla politica dell’Unione europea, ma anche dei singoli Paesi. Abbiamo avuto diversi cambi di governo in vari Paesi, anche tra i principali dell’Unione europea, con i relativi cambiamenti nelle politiche nazionali… tutto questo ora si riflette nelle elezioni. Fattori nazionali che penso spieghino in parte la vittoria molto importante della destra radicale in Francia, in Germania e in Austria. D’altra parte è anche una reazione a un’Unione europea che ha ripreso un ruolo molto più importante in queste crisi degli ultimi cinque anni che si è di conseguenza rafforzata parecchio. Un’estrema destra con un peso di circa il 20% nel Parlamento europeo era quindi assolutamente prevedibile, non tutti sono infatti felici del ruolo più importante che oggi gioca l’UE. Dall’altro lato vediamo però anche che nell’Europa centrale, in Polonia, in Ungheria, ma anche nei Paesi scandinavi, l’estrema destra è in perdita e possiamo dire quindi che osserviamo una certa una normalizzazione di queste forze: ora, tanto a Est quanto a Ovest del Continente, abbiamo una destra radicale che raggiunge tra il 20 e il 30% dei voti”.
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