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“Prima l’esercito avvisava, ora bombardano direttamente”

La testimonianza di un’attivista per i diritti umani: A Gaza costretti a usare i camioncini dei gelati per conservare i cadaveri - Le donne scrivono il loro nome sulla mano per essere riconosciute

  • 17 ottobre 2023, 21:38
  • 17 ottobre 2023, 22:41
"Ti ricordi i posti dove siamo state assieme, oggi non esistono più, tutto è stato distrutto"

"Ti ricordi i posti dove siamo state assieme, oggi non esistono più, tutto è stato distrutto"

  • Keystone
Di: TG/Gis 

Samah Salime, un’attivista per i diritti umani a capo di un’organizzazione femminista israeliana e palestinese, durante il covid aveva stabilito una rete contro la violenza per le donne. Oggi, dopo l’inizio dei bombardamenti, le stesse donne le mandano messaggi da Gaza.

“Questa donna piange e mi dice ti ricordi i posti dove siamo state assieme, oggi non esistono più, tutto è stato distrutto”, racconta a Davide Mattei, inviato RSI in Israele.

Le fonti della donna parlano di un attacco diverso rispetto a quelli precedenti: “Prima l’esercito chiamava al telefono o lanciava volantini, oggi non avvisano, bombardano direttamente”.

Le autorità israeliane affermano che i bombardamenti sono diretti contro persone o centri del gruppo terrorista Hamas. “Non ho mai visto gente di Hamas nel quartiere, non sono mai in strada, credo che siano nei tunnel o nei bunker, al riparo comunque”, spiega Samah.

Per parlare della crisi umanitaria in atto l’attivista mostra dei video: “Questi, per esempio, sono camioncini dei gelati, li usano fuori dagli ospedali per conservare i cadaveri. Queste donne, invece, scrivono il loro nome e i dati della carta di identità sulla mano, così potranno essere riconosciute in caso di bombardamento”.

“Dopo gli attentati, la società civile israeliana si è mossa in modo stupendo, si è organizzata, ha riempito il vuoto là dove il Governo non è riuscito a fare nulla - continua - ha abbracciato le vittime, ha fatto quello che bisogna fare come esseri umani, ma le persone a Gaza, invece, non hanno nessuno”.

A Gaza la situazione è gravissima. Le autorità palestinesi parlano di circa 3’000 persone morte nei raid e di oltre 12’000 feriti. L’UNICEF precisa che fra i morti vi sarebbero oltre 700 sono studenti.

”Quando non puoi aiutare altri esseri umani è come ti strappassero l’umanità e diventassi un animale, ma io voglio rimanere umana, per gli israeliani e per le persone a Gaza”, conclude Samah.

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