La scheda

Hezbollah, 40 anni di Iran e lotta contro Israele

Il “Partito di Dio” è l’attore non statale più armato al mondo - Finora si è limitato a lanciare razzi dal Libano sul nemico di sempre, che si dice pronto a un secondo fronte

  • 17 ottobre 2023, 05:54
  • 25 settembre, 12:35
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Armati fino ai denti: un sostenitore di Hezbollah festeggia così nel settembre 2021 l'arrivo di carburante dall'Iran

  • Keystone
Di: Spi 

Da quattro decenni Hezbollah è la spina nel fianco dello Stato ebraico. O meglio, verrebbe da dire, il missile. Uno dei loro razzi ha colpito domenica per errore il quartier generale dell’UNIFIL, la Forza di Interposizione delle Nazioni Unite nel sud del Libano. Quando mirano giusto, i combattenti sciiti causano vittime. Lo stesso giorno, un altro loro lancio è andato a segno, uccidendo un soldato israeliano e ferendone altri quattro.

Dal sanguinoso assalto di Hamas dello scorso 7 ottobre e con sempre maggiore intensità con il crescere della controffensiva di Israele su Gaza, i miliziani del Libano sparano razzi e missili anti-carro verso il territorio del loro nemico storico e giurato. Per ora è rimasto un confronto a distanza, con l’esercito di Tel Aviv che risponde con raid aerei e artiglieria. Il timore è però che la dimostrazione di “solidarietà” al movimento militante palestinese, come è stata definita dai leader del gruppo sciita libanese, si trasformi in qualcosa di più. Magari in un secondo fronte. “Non vogliamo un’escalation - si è affrettato a dire il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant -, ma se gli hezbollah scelgono la via della guerra pagheranno un prezzo pesante”.

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Scontro a fuoco a distanza tra l'esercito di Israele ed Hezbollah nel villaggio di Al Boustan, sul confine libanese

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La milizia ispirata e finanziata dall’Iran

In verità la via della guerra antisionista è insita nei cromosomi del “Partito di Dio”, questo significa Hezbollah (letteramente “Hizb Allah”), ed è stata imboccata sin dalla sua nascita nel 1982 (ma altri postdatano l’anagrafe ufficiale al 1985, segno che gli inizi sono sotto traccia come i tunnel da loro scavati sul confine nord-israeliano). Sono gli anni dell’occupazione ebraica del Libano meridionale (1978-2000), contro cui la milizia in erba prese le armi. Regista dell’operazione, allora come oggi, fu il governo teocratico salito al potere in Iran nel 1979 con l’ayatollah Khomeini. Per la principale forza sciita della regione il gruppo combattente libanese rappresentava una ghiotta opportunità di estendere la propria influenza sugli Stati arabi vicini. Venne infatti da subito addestrato dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC), i pasdaran, e foraggiato con fondi iraniani. Un finanziamento che sarebbe cresciuto nel tempo: “L’Iran finanzia Hezbollah con 700 milioni di dollari all’anno”, ha detto lo stesso Gallant lo scorso aprile.

Grazie a questi aiuti Hezbollah attualmente risulta, secondo la definizione del Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington, “l’attore non statale più pesantemente armato al mondo”. Questo è particolarmente vero per quanto concerne la sua forza d’urto a distanza. Alla vigilia della seconda guerra israelo-libanese del 2006 il braccio armato del “Partito di Dio” deteneva, secondo fonti israeliane, circa 15’000 pezzi, tra razzi e missili, di cui quasi 4’000 furono lanciati nel corso di quello scontro armato durato poco più di un mese. Da allora l’arsenale di razzi (senza contare mezzi blindati, mini-sottomarini, droni e altre armi leggere) è cresciuto esponenzialmente ed è ora stimato, secondo quanto riporta il sito “Missile Threat” dello stesso CSIS, in 130’000 pezzi. Altre fonti, dicono addirittura 150’000, tra razzi e proiettili di corta, media e lunga gittata, come gli SCUD C, in grado di raggiungere il confine israeliano con il Sinai egiziano. Gli oltre 9 milioni di abitanti di Israele sono potenzialmente minacciati dalle armi degli Hezbollah.

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L'arsenale balistico di Hezbollah secondo il Center for Strategic and International Studies

  • CSIS

Gli attacchi indiscriminati di questi giorni vengono portati in prevalenza con piccoli razzi, facilmente trasportabili, così da rendere più difficile il compito alla forza aerea israeliana. Non avendone una propria, Hezbollah in passato ha sempre prediletto gli scontri a terra sul proprio territorio ai bombardamenti dal cielo. “Lo scopo dei nostri razzi è quello di dissuadere Israele dall’attaccare i civili libanesi. Il nemico quando ci affronta teme che ogni vittima tra le nostre fila porterà a una risposta con i nostri missili”, spiegava nel 2006 il loro segretario generale Hassan Nasrallah, che ancora oggi guida l’organizzazione dopo essere succeduto al cofondatore Abbas Al-Musawi, assassinato da Israele nel 1992.

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Dal 1992 Hassan Nasrallah è il leader di Hezbollah

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Il doppio binario, tra istituzioni e braccio armato

Da quell’anno Hezbollah non è cresciuta solo per armi, ma anche come organizzazione politica, fermo restando che la sua ideologia antisionista è sancita in un manifesto del 1985 con cui prometteva di espellere dal Libano le potenze occidentali, chiedeva la distruzione dello Stato ebraico e giurava fedeltà alla guida suprema iraniana. Dal 1992 otto dei suoi membri furono eletti al Parlamento libanese e dal 2005 il partito ha ricoperto anche incarichi di gabinetto nel governo. Da allora la sua azione è proseguita su un doppio binario. Da un lato con il braccio militare, quello più impresentabile a livello internazionale perché accusato di numerosi attentati, che ha continuato a rafforzarsi: sempre il CSIS ha stimato la sua milizia attiva in 20’000 combattenti e altrettante le riserve. Dall’altro c’è il volto istituzionale del movimento sempre più integrato nella politica tradizionale con nuovo manifesto nel 2009 meno islamista rispetto al precedente, ma sempre fermo nel proprio impegno per la distruzione di Israele. Nel 2022, alle elezioni nazionali, Hezbollah ha ottenuto 13 seggi sui 128 membri del Parlamento libanese.

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Bandiere di Israele e Stati Uniti bruciate a Najaf, in Iraq, da un membro di Hezbollah in segno di solidarietà con i palestinesi di Gaza

  • Reuters

Negli ultimi anni Hezbollah ha ampliato la sua rete di influenza oltre i confini. Ciò si è manifestato a livello militare in modo più evidente in Iraq, Yemen e soprattutto in Siria, dove dal 2013 circa 7’000 combattenti hanno dato man forte alle forze iraniane e russe nel sostenere il governo di al-Assad contro i ribelli, in prevalenza sunniti. Quella siriana, secondo gli esperti, è stata una palestra che ha rafforzato la capacità militare del “Partito di Dio”.

Il bando come gruppo terroristico

Secondo gli Stati Uniti l’organizzazione sciita rappresenta una minaccia globale e già nel 1997 è stata designata come organizzazione terroristica straniera. Il Congresso americano nel 2015 ha approvato l’Hezbollah International Financing Prevention Act, che punisce l’utilizzo di conti bancari statunitensi per finanziare il gruppo libanese. La stessa amministrazione di Joe Biden ha continuato a colpire individui legati alla rete finanziaria globale del gruppo. Meno profilata la posizione dell’Unione Europea che ha definito il braccio armato di Hezbollah un gruppo terroristico nel 2013 per il coinvolgimento in un attentato in Bulgaria e il sostegno al regime siriano. Il Parlamento del Regno Unito dal 2019 considera invece l’intero Hezbollah un gruppo terroristico, imitato l’anno dopo dal governo tedesco.

A dispetto della sua forza militare Hezbollah ha subìto contraccolpi pesanti in Libano, dove molti elettori hanno perso fiducia nella sua forza di protezione del Paese. Un duro colpo è arrivato dal suo presunto coinvolgimento, per negligenza di alcuni suoi esponenti, nelle esplosioni nel porto di Beirut che nel 2020 provocarono la morte di oltre 200 persone. Questo calo di popolarità in patria ha spinto gli esperti a dubitare sulla reale volontà di Hezbollah di addentrarsi troppo nel conflitto con Israele con un grande attacco che, alla luce della forza militare dei due schieramenti, comporterebbe un bagno di sangue di enormi dimensioni. Per ora l’aggressività si scarica a parole e con un lancio di razzi che non può finire per esaurimento.

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Situazione drammatica nella striscia di Gaza

Telegiornale 15.10.2023, 20:47

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