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A Gaza “ormai si muore di fame”

A Modem parla il cooperante Sami Abu Omar: “Nella Striscia manca tutto, acqua, servizi. Viviamo in un cimitero a cielo aperto”

  • 21 dicembre 2023, 10:16
  • 21 dicembre 2023, 10:16
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Rafah, a Sud della Striscia di Gaza

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Di: Modem/Rsi Info

Sono in molti a sperare in un nuovo cessate il fuoco a Gaza che permetta di scambiare altri ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi, ma nel frattempo la situazione per la popolazione nella Striscia si fa sempre più difficile. Dal punto di vista umanitario spiccano i rifornimenti che entrano con il contagocce, e la loro difficile distribuzione. Buona parte della popolazione ha poi dovuto lasciare le proprie case e la salute delle persone peggiora a causa della mancanza di medicinali, strutture mediche e acqua. Una situazione che, viste le ormai 20’000 vittime palestinesi contate da Hamas, ha implicazioni politiche che vanno ben oltre la regione.

Ieri, giovedì, Modem, l’appuntamento quotidiano di RSI dedicato ai principali temi d’attualità, ha sentito il cooperante palestinese a Gaza Sami Abu Omar che racconta: “Dopo 72 giorni di guerra la situazione sta sempre più peggiorando. Hanno spinto la popolazione sempre più verso Sud. Ma al Sud manca tutto, servizi igienici, acqua, forniture… Molte persone con quattro assi e della plastica si sono costruite delle tende che tuttavia non riescono a proteggere dal freddo e dalla pioggia. Mentre quando c’è il sole diventano delle saune. La situazione è gravissima, i bombardamenti non si sono mai fermati. In tutta la Striscia di Gaza solo due ospedali sono funzionanti e tantissime persone vi arrivano per chiedere aiuto, soprattutto bambini. In molte zone manca l’acqua. Coloro che non muoiono per i bombardamenti perdono la vita per la fame. La Striscia è un cimitero aperto verso il cielo, ma nessuno dice ‘Basta, fermatevi’”.

Fabrizio Carboni, Direttore Regionale per il Comitato Internazionale della Croce Rossa, Vicino e Medio Oriente, è appena rientrato da Israele. Dice: “Sono stato a Gaza dieci giorni fa. La descrizione fatta da Abu Omar corrisponde con quanto sta avvenendo a Gaza. Forse una dimensione che non è rappresentata è quella emozionale e psicologica delle persone che vivono a Gaza e cioè delle persone che vivono in uno stato permanente di paura, una paura concreta per la violenza e per i combattimenti. C’è una dimensione psicologica difficile da descrivere se uno non si trova a Gaza a contatto con questa gente”.

C’è anche il timore che la situazione possa peggiorare ulteriormente. Gli aiuti umanitari sono sufficienti? Continua Carboni: “A Gaza la situazione è così disperata e difficile per sicurezza e logistica che oggi la soluzione non può essere in un camion di aiuti in più nella Striscia di Gaza, ma nella constatazione che a livello umanitario siamo in troppo pochi o operare nella stessa Striscia. La soluzione deve essere quindi globale e politica. L’aspetto umanitario è importante, certo, ma la situazione è troppo disperata, ci vuole una soluzione a livello più alto”.

Dentro la Striscia di Gaza vi sono ancora oltre cento ostaggi israeliani. Cosa fa la Croce Rossa per gli ostaggi? “Queste persone si trovano in una zona di guerra. Normalmente non avviene così perché di solito chi è ostaggio si trova in zone più sicure. Dobbiamo quindi operare in zone dove ci sono combattimenti molti intensi. Poi la nostra posizione è sempre chiara: gli ostaggi devono essere liberati, devono essere protetti e devono avere il diritto di stare in contatto con le loro famiglie e noi dobbiamo poterli visitare. Le due parti devono trovare una soluzione perché noi non possiamo lavorare in questa condizione di violenza. Se non c’è una tregua nei combattimenti non possiamo lavorare”.

È vero che non avete condannato esplicitamente l’attacco di Hamas contro Israele? “Sono stupito perché i fatti non sono questi. La Croce Rossa non ha mai comunicato tanto come negli ultimi due-tre mesi. Qui c’è disinformazione e ci sono false notizie. La Croce Rossa ha denunciato. Nelle prime 24 ore della tragedia del 7 di ottobre abbiamo condannato. È preoccupante che non lo si dica perché tutto ciò ha un impatto sulla nostra sicurezza”.

Gaza, dove tutti soffrono

Modem 20.12.2023, 08:30

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