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Affari nei territori occupati, un rapporto punta il dito

Un documento presentato a Ginevra denuncia i legami di oltre 800 istituti finanziari europei con 58 aziende: “Crediamo siano complici con gli insediamenti illegal”

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Chi investe nei territori occupati?

Telegiornale 26.11.2024, 20:00

Di: TG/Bagnato/Spi 

Violazioni del diritto internazionale. Lo dice il quarto rapporto “Don’t Buy into Occupation”, “Non fate affari con l’occupazione”, che è stato presentato martedì a Ginevra da una coalizione di 25 organizzazioni. Il documento mette nero su bianco il comportamento controverso di centinaia di istituti finanziari e società europee che investono in aziende attive nei territori occupati da Israele.

Il dito è puntato contro, spiega l’autore del rapporto Andrew Preston, “oltre 800 istituti finanziari europei che hanno relazioni con 58 aziende che crediamo siano complici con gli insediamenti illegali, stiamo parlando di 400 miliardi di dollari di investimenti”.

Da parte sua Tara Van Hoi, professoressa di legge, afferma che “alcune aziende tedesche sono le più problematiche, ma non ci sono solo società germaniche, spesso si si tratta di finanziamenti da parte di istituti europei a favore della costruzione di insediamenti che invece sono da ritenersi illegali”.

Sul tema la RSI ha sentito anche Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Un parere informato, visto che il suo prossimo rapporto infatti si concentrerà su istituti finanziari e investimenti nei territori occupati. “Quello di ‘’Don’t Buy into Occupation’ è un lavoro fondamentale perché la giustizia per la Palestina comincia a casa nostra. Tutte le volte che le aziende non si conformano al diritto internazionale vanno portate in giudizio”, dice Albanese che sottolinea “l’illegalità dell’occupazione da parte di Israele”.

Tra le aziende citate nel documento presentato a Ginevra ci sono la francese Alstom, l’editore tedesco Axel Springer, la grande distribuzione come Carrefour, molte banche, ma anche società come Expedia, Tripadvisor, Booking e Airbnb.

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