Una sessantina di scienziati negli scorsi giorni ha concluso una missione nell'estremo nord russo: per un mese a bordo della Akademik Tryoshnikov hanno solcato alcuni dei luoghi di più difficile accesso del Mar Glaciale Artico per andare a verificare lo stato del ghiacci e l'effetto del cambiamento del clima nell'area compresa tra i mari di Barents, di Kara, di Laptev, la Terra di Francesco Giuseppe e l'arcipelago Severnaja Zemlja.
Il viaggio compiuto dalla Akademik Tryoshnikov
Sulla nave da ricerca, al fianco di colleghi di varie altre nazionalità, erano presenti anche diversi ricercatori elvetici, affiliati all'Istituto polare svizzero che con il Geomar tedesco e l'ente russo hanno organizzato la Arctic Century Expedition. Doveva aver luogo lo scorso anno per l'anniversario dell'istituto di San Pietroburgo, ma era stata rinviata a causa della pandemia.
L'analisi dell'enorme quantità di dati e di campioni riuniti dagli scienziati richiederà diverso tempo. La prossima primavera dovrebbero essere note le prime conclusioni di alcuni degli studi basati su osservazioni multidisciplinari svolte a due anni di distanza da quelle eseguite dalla missione compiuta dalla Polarstern.
Da capire ci sono tanti aspetti dell'influenza che l'innalzamento delle temperature sta avendo in una zona che fino a non molto tempo fa era tutelata dal suo stesso clima estremo. Un'area delicatissima, ma che è sempre più interessante per chi mira a aprire rotte più rapide o sfruttare altri territori ricchi di risorse naturali. Intanto l'Artico continua a riscaldarsi a una velocità doppia della media globale.