Il G20 incassa il "sì" di principio all'accordo sulla tassazione delle multinazionali. Ma il tema, nella prima giornata di vertice dei ministri delle Finanze e Governatori svoltasi venerdì, è stato di fatto messo in secondo piano dal livello crescente di allarme sulle pandemie, che richiedono 75 miliardi di dollari per una risposta adeguata, e dal tema ambiente e riscaldamento globale, particolarmente a cuore all'UE.
Si è delineata in particolare un'attenzione al contrasto della cosiddetta rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, cioè il trasferimento della produzione da Paesi con regole ambientali più stringenti a Paesi più "lassi", e al ruolo del cosiddetto "carbon pricing". Per esempio emettere CO2 dovrebbe costare almeno 75 dollari a tonnellata per Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, contro gli attuali 3 di media nel mondo.
Questo, in sintesi, è il resoconto della prima giornata di lavori all'Arsenale di Venezia, dove si svolge il vertice in presenza, il primo dall'inizio della pandemia. La riforma della tassazione delle multinazionali, di fatto, verrà affrontata a partire da sabato anche se trapelano le prime indiscrezioni di consenso, per una redistribuzione degli utili delle grandi aziende fra i Paesi, e dell'introduzione di una tassa minima globale del 15%.