Il mondo si è lasciato alle spalle un intero anno di emergenza globale legata al Covid-19. L’allarme internazionale venne lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità quando il nuovo coronavirus apparso a Wuhan aveva già raggiunto altri 18 paesi. Ai più sembrava una questione poco rilevante, riguardante praticamente solo la Cina dove i contagiati erano già oltre 10'000 e i morti oltre 200: al di fuori erano stati registrati 98 casi e nessun decesso. Il direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus nella tarda serata del 30 gennaio 2020 spiegava: "La nostra più grande preoccupazione è la possibilità che il virus si diffonda nei paesi con sistemi sanitari più deboli”.
L'OMS dichiara l'emergenza
Telegiornale 31.01.2020, 13:30
Nel frattempo il coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave (abbreviato in SARS-CoV-2) si è diffuso in tutto il mondo assumendo realmente il carattere di emergenza planetaria. Le persone finora contagiate sono state oltre 102 milioni con più 2,2 milioni di morti. I casi accertati in Svizzera finora sono stati 521'320 con oltre 21'000 ospedalizzazioni e 8'647 morti.
Primo caso di coronavirus in Ticino
Il Quotidiano 25.02.2020, 20:00
L’epidemia raggiunse ufficialmente la Confederazione il 25 febbraio, il giorno in cui a Roma Alain Berset incontrò i ministri della salute di Italia, Francia, Germania, Austria, Croazia e Slovenia per rafforzare la cooperazione transfrontaliera in materia. Il primo caso nazionale venne registrato in Ticino. Le analisi eseguite al Centro nazionale di riferimento per le infezioni virali emergenti (CRIVE) di Ginevra (dove i test specifici erano iniziati già un mese prima, il 24 gennaio) confermarono la positività di una persona che era stata ricoverata per una polmonite atipica. Pochi giorni prima si era recata in Italia già confrontata con i focolai di Codogno e gli altri emersi in Lombardia che già il 31 gennaio avevano indotto il Consiglio dei ministri a dichiarare lo stato di emergenza.
Primo caso di coronavirus in Ticino
Il Quotidiano 25.02.2020, 20:00
La preoccupazione era elevatissima da giorni. Per le autorità sanitarie elvetiche il virus, quel 25 febbraio 2020, costituiva ancora “un rischio moderato per la popolazione svizzera”. Intanto la hotline attivata dalla Confederazione era subissata dalle telefonate dei cittadini preoccupati e l'esercito aveva già vietato le libere uscite delle reclute in Ticino. Due giorni prima il medico cantonale Giorgio Merlani aveva invitato alla calma escludendo la necessità di bloccare il Rabadan e rassicurato tutti: “è molto più facile ritrovarsi a carnevale da parte a miss mondo, che non a qualcuno con un’infezione di questo tipo”.
Tutto sarebbe cambiato in brevissimo tempo anche in Svizzera. Dapprima in Ticino dove il 26 febbraio si fermarono i carnevali e si giocarono le prima partite hockey a porte chiuse. Poi anche al nord delle Alpi dove in molti, soprattutto nella Svizzera tedesca fino ad allora ancora poco toccata, il 16 marzo reagirono alla proclamazione della “situazione straordinaria” da parte del Consiglio federale criticando il lockdown deciso per tentare di bloccare la diffusione dei contagi, proteggere i gruppi più a rischio e garantire l’operatività del sistema sanitario.
Passata la prima ondata pandemica, e dopo una estate di relativa tranquillità un po’ in tutta Europa ma non in diversi altri paesi, l’emergenza è riesplosa lo scorso ottobre con una seconda ondata di intensità imprevista (ancor prima dell’emergere delle nuove varianti del coronavirus), alla vigilia dell’arrivo dei primi vaccini, dopo un anno di emergenza globale che ha avuto un notevole impatto sanitario, economico e sociale.
Vaccini, ritardi anche in Svizzera per Moderna
Telegiornale 29.01.2021, 21:00
L'intero anno di emergenza può essere ripercorso attraverso i contributi testuali, video e audio presenti nel nostro Dossier Coronavirus