La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi è stata giudicata colpevole di corruzione e condannata ad altri sette anni di carcere venerdì, al termine di un processo tenutosi in un penitenziario della capitale Naypyidaw, dove è detenuta in isolamento. La nuova pena si aggiunge ai 26 anni che le erano già stati inflitti in verdetti successivi da un tribunale della giunta, per tutta una serie di reati di cui era stata accusata, dalla violazione di segreti di Stato a quella delle norme antipandemiche.
Il verdetto segna la conclusione di un procedimento giudiziario durato 18 mesi e che, secondo i suoi sostenitori e i gruppi di difesa dei diritti umani, mira a escludere definitivamente la 77enne dalla vita politica del Paese. Già detenuta brevemente nel 2009 e poi confinata a lungo nella sua abitazione a Yangon, la premio Nobel per la pace del 1991 aveva vinto con la sua Lega nazionale per la democrazia le legislative del 2015 e poi di nuovo del 2020. Queste ultime, però, erano state seguite dal colpo di Stato militare che l'aveva rovesciata all'inizio del 2021.
Myanmar, un anno dal colpo di stato
Telegiornale 01.02.2022, 20:00