Ad Ankawa, nell’ordinato quartiere cristiano di Erbil, c’è un negozio di articoli sacri. Madonne, orologi da muro con Gesù nel quadrante, rosari di legno e plastica. In questi giorni è un frenetico viavai di persone, che fanno gli ultimi acquisti prima del Natale. Avanti e indietro, dalla porta inghirlandata entrano bambini, madri, ragazzi.
Un giovane saggia la qualità di un albero di Natale, con sguardo attento passa le dita tra gli aghi sintetici. "Scelgo questo fabbricato in Thailandia", decide. "Quello cinese non mi convince, troppo scadente, i rami sono di cattiva fattura".
Maria, Giuseppe e Gesù fatti lampada
Andrass ha 28 anni, anche lui è cristiano. È nato e cresciuto qui, nella bottega del padre ci lavora da 20. Il suo articolo preferito è Gesù fatto lampada, per illuminare devotamente le notti. Quello che vende di più sono i costumini di Babbo Natale, in poliestere, dai 10 ai 25 franchi il pezzo.
Tre bambini entrano con le loro mamme, sono visibilmente eccitati, con le dita indicano i vestiti rossi e bianchi, provano berretti, saltellano avvolti nel manto rosso. "Mi piace Babbo Natale, ma voglio tornare a casa", ci dice un piccolino, la madre è più timida. Casa è distante, a Qaraqosh, distrutta dalla guerra della piana di Ninive. Due anni della loro breve vita vissuti qui, con l’intera famiglia in una stanza.
Articoli di Natale in vendita
Appese all’ingresso ci sono lucine di tutti i colori, gialle, verdi, blu, rosse e bianche. Davanti al negozio passa un pick-up della polizia, il quartiere è blindato. La paura di attentati è forte: Natale è domani.
Jonas Marti
Dal TG20: