È con un appello alla fratellanza e all’umiltà della Chiesa - ma pure alla pace, e alla piena assunzione del ruolo sociale del clero e alla creatività per annunciare la fede - che Papa Francesco lunedì mattina si è rivolto alle autorità della Slovacchia. Il Pontefice, giunto nel paese domenica pomeriggio dopo la breve sosta a Budapest dove ha incontrato Viktor Orban, ha parlato ai vescovi e ai sacerdoti nella Cattedrale di Bratislava dopo la cerimonia di benvenuto riservatagli dalle autorità politiche e religiose al Palazzo presidenziale dove è stato accolto dalla presidente Zuzana Caputova.
Luník IX
L'appello alla fratellanza e all'accoglienza è giunto nel corso degli appuntamenti più istituzionali del 34esimo viaggio apostolico di Papa Francesco che si concluderà mercoledì quando rientrerà. Un pellegrinaggio spirituale nel cuore orientale dell'Europa che lo porterà a parlare di inclusione sociale e del ruolo del clero. "La Chiesa - ha detto nella Cattedrale di San Martino - non è una fortezza, un potentato, un castello situato in alto che guarda il mondo con distanza e sufficienza. Per favore, non cediamo alla tentazione della magnificenza, della grandezza mondana! La Chiesa deve essere umile come Gesù, che si è svuotato di tutto, che si è fatto povero per arricchirci". Una missione al fianco degli esclusi che martedì lo porterà a visitare il cosiddetto "ghetto dei ghetti": il quartiere Luník IX di Košice (la seconda città più popolosa del paese, vicino a Polonia, Ucraina e Ungheria). Lì da oltre 30 anni vive in condizioni di degrado e d'abbandono la più grande comunità Rom del paese: circa 4'300 persone. A tentare di portare loro un po' conforto e una prospettiva ci sono anche i Salesiani di Don Bosco, presso la cui opera il Pontefice incontrerà gli abitanti del quartiere, residenti in alcuni palazzoni fatiscenti dove i servizi sono pressoché inesistenti e anche l'acqua non è garantita, ma dove abbondano povertà, isolamento ed esclusione.