Decine di migliaia di persone si sono riunite giovedì nella capitale armena, Erevan, per protestare contro la decisione del governo di “cedere” terre al vicino e acerrimo rivale Azerbaigian. Le autorità armene, alla ricerca di un accordo di pace per risolvere definitivamente decenni di dispute territoriali con Baku, nelle scorse settimane hanno approvato la restituzione dei villaggi di confine sequestrati dal loro esercito negli anni ‘90.
Ma questa decisione, vista da alcuni come una concessione non necessaria, ha provocato per settimane grandi manifestazioni nel Paese caucasico. “Sono venuto qui oggi perché voglio lasciare ai nostri figli un Paese bellissimo”, ha dichiarato all’AFP il pensionato 77enne Edik Nikoghossian. “Non possiamo andare avanti così, dando via la nostra terra”, si è rammaricato.
La manifestazione di giovedì è stata il culmine di una marcia iniziata nella regione di Tavush, dove i territori saranno restituiti. I suoi abitanti, partiti sei giorni fa, hanno raggiunto Erevan e sono stati raggiunti dai partiti dell’opposizione e dalle organizzazioni dei rifugiati del Nagorno-Karabakh.
Questo territorio conteso è stato riconquistato dall’Azerbaigian dopo un’offensiva lampo a settembre, ponendo fine a decenni di separatismo e costringendo la quasi totalità della popolazione armena ad andarsene.
Alla fine di aprile, i due Stati vicini e rivali hanno iniziato a delimitare il loro confine comune dopo decenni di dispute territoriali. Il primo ministro armeno Nikol Pashinian ha accettato di restituire all’Azerbaigian quattro villaggi di confine sequestrati dalle forze di Erevan durante la guerra degli anni ‘90, costringendo gli abitanti azeri a fuggire. Ma alcuni cittadini armeni dei villaggi circostanti insistono sul fatto che questa decisione li taglierà fuori dal resto del Paese.
RG 12.30 del 10.05.2024 - La corrispondenza di Stefano Grazioli
RSI Info 10.05.2024, 13:35
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