I ribelli Houthi hanno preso di mira con dei droni due installazioni petrolifere del gigante Aramco in Arabia Saudita e più precisamente ad Abqaiq e Khurais, nell’est. Questi attacchi, con armi sempre più sofisticate, hanno provocato giganteschi incendi, ora sotto controllo. L’azione, rivendicata, non è la prima di questo genere: due altre erano state perpetrare in maggio e agosto.
Sostenuti dall’Iran, ancora una volta, gli Houti hanno affermato che si tratta della loro riposta alle incursioni aeree saudite nello Yemen. Ryad da parte sua ha dichiarato di essere in grado di rispondere a questa offensiva e di aver sospeso temporaneamente la produzione di petrolio. L’inviato delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths ha invece giudicato l'escalation del conflitto estremamente inquietante e invitato tutte le parti a fare un passo indietro per non compromettere il processo negoziale. Condanne sono giunte da Bahrein, Kuwait, Egitto e Stati Uniti.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha da parte sua sostenuto che gli attacchi non sono partiti dallo Yemen, ma dall’Iran. Secondo il Wall Street Journal, l’Arabia Saudita ha dovuto ridurre la sua produzione petrolifera della metà.