I sauditi accusano Teheran per l'attacco di giovedì alle due petroliere, una giapponese e l'altra norvegese, nel Golfo dell'Oman. Riad si unisce, così, a Stati Uniti e Gran Bretagna nel puntare il dito contro lo Stato presunto responsabile. Il principe ereditario Mohamed bin Salman, in un'intervista al quotidiano Asharq al-Awsat, ha dichiarato: "Non vogliamo una guerra nella regione, ma non esiteremo a fronteggiare qualsiasi minaccia contro il nostro popolo, la nostra sovranità ed i nostri interessi vitali".
La monarchia saudita, che si contende il primato in Medio Oriente con l'Iran a maggioranza sciita, vorrebbe che si passasse all'azione.
Inoltre, il Governo britannico ha spiegato che, in base alle sue valutazioni, la responsabilità di Teheran appare "quasi certa", nella considerazione che nessun altro avrebbe potuto compiere tale atto. Abbastanza da provocare uno strappo diplomatico: Teheran ha convocato l'ambasciatore britannico.
L'Iran, dal canto suo, respinge ogni accusa ed evoca "un'operazione sotto falsa bandiera" per creare una sorta di casus belli. Il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif ha denunciato che gli USA puntano il dito contro Teheran "senza uno straccio di prova" accusandoli di "complotto", "terrorismo economico" e "sabotaggio diplomatico".
Teheran - in questa crisi - ha più volte accusato gli Stati Uniti di manipolare le prove nei suoi confronti. Accuse che fanno anche riferimento a quanto vissuto 16 anni fa dal suo vicino, dall’Iraq, allora in mano al dittatore Saddam Hussein.
RG 12.30 del 16.06.19 Il precedente: le armi di distruzione di massa, pretesto per l'attacco all'Iraq - Il servizio di Pierre Ograbek
RSI Info 16.06.2019, 16:38
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A fare fronte comune con i sauditi contro Teheran ci sono gli Emirati Arabi Uniti, che di recente hanno subito attacchi analoghi a quattro delle loro petroliere. Ed anche in quel caso, secondo il Governo dell'emirato, si è trattato di attacchi realizzati con capacità che "non sono a disposizione di gruppi illegali, ma al contrario processi disciplinati effettuati da uno Stato". Anche se, è stato ammesso, "fino ad ora le prove sono insufficienti per accusare un paese in particolare".
ATS/M. Ang.